Maratoneta vomita troppo forte e l’esofago gli si ‘spezza’

Un corridore di 37 anni stava partecipando a una maratona quando ha cominciato a provare forti dolori nella parte inferiore sinistra del torace e nella zona in alto a destra dell’addome.

Qualche istante prima, aveva assunto una pillola antinfiammatoria da banco e aveva vomitato immediatamente, sputando il farmaco. Il dolore era così forte che pensava di essersi rotto una costola.

Come riportato su Iflscience.com, stando a quanto si legge sulla rivista scientifica BMJ case report, «dopo aver vomitato, ho avvertito un intenso dolore nella zona addominale e la respirazione era molto difficile. Pensavo di essere ‘senza fiato’ temporaneamente ma il mio respiro non migliorava».

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«Quando ero in ambulanza, il paramedico mi ha trattato come se stessi avendo un infarto. Non mi sono reso conto della gravità della mia situazione fino a quando non ho visto lo sguardo preoccupato negli occhi del radiologo dopo che i raggi X a contrasto hanno rivelato una frattura», ha aggiunto.

In genere, i corridori che soffrono di dolore toracico vengono trattati per fenomeno cardiaci ma l’uomo era sano. I ricercatori hanno scoperto che ha avuto una rottura esofagea, un disturbo raro e spesso letale altrimenti noto come sindrome di Boerhaave conseguente al vomito. La parte sinistra dell’esofago del maratoneta si era lacerata.

I medici hanno riportato che «mentre fino al 96% di corridori può avere un disagio gastrointestinale durante una gara, non abbiamo mai visto questa complicazione descritta in letteratura», aggiungendo che la sindrome è fatale fino al 20% dei casi diagnosticati.

In particolare, ogni anno, si verificano appena tre casi di sindrome di Boerhaave su un milione, secondo uno studio basato in Islanda. La condizione si verifica di più negli uomini più anziani che si abbandonano troppo all’alcol e al cibo.

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Il paziente è stato sottoposto a una broncoscopia, una procedura in cui i chirurghi passano un tubo sottile (broncoscopio) attraverso il naso o la bocca e giù nella gola. In tutto, il corridore ha trascorso 41 giorni in tre ospedali e per più di un mese è stato alimentato attraverso una sonda.

«Ho dovuto imparare a respirare e a camminare di nuovo e dopo 70 giorni sono riuscito a ricominciare a correre. L’intera esperienza mi ha dato una nuova prospettiva sulla vita e sull’importanza della salute e ho imparato ad apprezzare le piccole cose di ogni giorno», ha detto il paziente.

Gli autori dello studio hanno affermato che questo caso suggerisce ai professionisti medici che devono considerare una varietà di cause negli atleti che avvertono dolore, in particolare in quelli a basso rischio di eventi cardiaci.

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