Macchie gialle sulle palpebre: cosa sono e come trattarle

Condizione che crea un problema di natura estetica in età avanzata. Se vuoi scoprire i rimedi, continua nella lettura.

Macchie gialle sulle palpebre: cosa c’è da sapere

Durante la fase di vita dell’invecchiamento si può andare incontro ad un accumulo di grasso sulle palpebre superiori e inferiori ed attorno agli occhi.
Questa manifestazione – in campo medico – viene definita xantoma: una neoformazione di origine benigna, innocua ma esteticamente poco gradevole.

Studi hanno dimostrato come queste macchie gialle sulle palpebre si formino in presenza di un’ipercolesterolemia (colesterolo alto) o in alcune dislipidemie (alterazione del profilo lipidico plasmatico che può riguardare il colesterolo, i trigliceridi ed altre molecole).

Il sesso prediletto dello xantoma è quello femminile, sono le donne ad esserne più soggette ed anche una familiarità può contribuire alla sua insorgenza oltre alla presenza della cirrosi biliare, una malattia cronica del fegato che nel 95% dei casi si sviluppa in donne tra i 35 e i 70 anni.

La diagnosi è prettamente clinica e viene posta semplicemente tramite l’osservazione del paziente.

Come per tante altre malattie, esistono dei trattamenti anche per le macchie gialle sulle palpebre: l’utilizzo del laser CO2 e l’uso del BioPlasma.

Trattamento con laser CO2

Questo primo trattamento è una procedura ambulatoriale che viene eseguita in sala operatoria e viene utilizzato il laser CO2 pulsato che vaporizza strato per strato la macchia gialla fino alla sua totale rimozione lasciando una cicatrice quasi invisibile nel tempo.

Non viene prediletta la chirurgia tradizionale con bisturi e punti di sutura in quanto può dare problemi alla chiusura delle palpebre e delle recidive.

Nel caso dell’utilizzo del laser CO2 pulsato i tempi di guarigione variano da 10 a 15 giorni, questo dipende dalla grandezza della lesione. La medicazione avverrà con l’applicazione di pomate.

Trattamento con il BioPlasma

Quello che stiamo trattando è uno strumento mini-invasivo moderno che ha sostituito radiobisturi e laser in molte applicazioni dermatologiche e di medicina estetica.

Come da nome, utilizza il plasma cioè una sorgente di elettroni che provoca una sublimazione tissutale cutanea con ridotta reazione cicatriziale – senza conduzione di energia attraverso il corpo umano – ma fermandosi ad un massimo di 1mm di profondità, aumentando così il profilo di efficacia e sicurezza del trattamento.

Dopo una accurata anestesia della parte interessata dagli xantelasmi, viene così effettuato un trattamento rapido e totalmente indolore. Dopo la rimozione degli xantelasmi, viene raccomandato di proteggere la parte con schermo protettivo totale per almeno 3 mesi e si sconsiglia il trattamento durante l’estate. [Fonte: idoctors.it].

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