Luca Sacchi, parla il padre: “Se era drogato gli organi non potevano essere donati”

Ieri, giovedì 24 ottobre, la famiglia di Luca Sacchi, come comunicato dall’ospedale San Giovanni di Roma, “hanno espresso il loro consenso alla donazione degli organi, se confermata l’idoneità del giovane all’eventuale prelievo per trapianto terapeutico“.

Luca è morto due notti fa nei pressi di un pub in via Mommsen, ucciso con un colpo alla testa. Oggi, però, è emerso che il delitto sarebbe stata la conseguenza tragica di uno scambio di droga finito male.

Sugli sviluppi della vicenda è intervenuto il padre della vittima, Alfonso Sacchi, a La Vita in Diretta su Raiuno: “Se era drogato gli organi non potevano essere donati“.

L’uomo ha poi raccontato che “siamo abbruzzesi, veniamo dalla terra dei terremotati. Uno dei suoi organi andrà a L’Aquila. Spero che chi prenderà i suoi organi si faccia sentire, vorrei abbracciarli“.

Inoltre, il padre del ragazzo ucciso ha sottolineato che il figlio “viveva soltanto per lo sport, era allegro, un ragazzo esemplare e anche forte fisicamente“.

E Alessio D’Amato, assessore alla Sanità della Regione Lazio, ha affermato: “Grazie al grande gesto d’amore della famiglia che ha deciso di donare gli organi di Luca, il ragazzo ucciso durante una rapina, e all’autorizzazione della Magistratura si è messa in moto la complessa macchina del sistema dei trapianti del Lazio. Gli organi del ragazzo sono tecnicamente idonei e questo consentirà di salvare molte vite umane“.

Anche l’avvocato della famiglia di Luca Sacchi, Domenico Pavone, ha smentito le voci secondo cui il ragazzo potesse fare uso di droga: “Prima di donare gli organi, l’ospedale ha effettuato tutti gli accertamenti clinici e tossicologici, che hanno dato esito negati e dunque si è proceduto all’espianto“. “Luca era un atleta, naturista e salutista e non usava nulla che potesse danneggiare il suo equilibrio sia nell’animo che nel corpo“, ha aggiunto.

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