L’Italia riconosce l’obesità come malattia tramite una legge dedicata: ecco cosa cambierà
Solo riconoscendo l’obesità come una patologia seria e invalidante possiamo combattere la stigmatizzazione e offrire ai pazienti gli strumenti e la dignità che meritano nel loro percorso di cura.
L’Italia si appresta a diventare il primo paese al mondo a riconoscere ufficialmente l’obesità come malattia tramite una legge dedicata. La Camera dei Deputati ha approvato la proposta di legge presentata dall’onorevole Roberto Pella, che ora passa all’esame del Senato.

Cosa cambierà
Una volta approvata definitivamente, l’obesità sarà riconosciuta come malattia cronica e le relative prestazioni di cura saranno inserite nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), a carico del Servizio Sanitario Nazionale.
Incidenza e impatto
– Quasi 6 milioni di italiani sono obesi (circa il 12% della popolazione adulta).
– Obesità infantile: circa il 19% dei bambini tra gli 8 e 9 anni è in sovrappeso, 1 su 10 è obeso.
– Impatto economico globale: secondo il World Obesity Atlas, entro il 2035 sovrappeso e obesità avranno un costo di 4,32 trilioni di dollari annui, se non migliorano le misure di prevenzione e cura.
Significato storico
Questo riconoscimento legislativo rappresenta un traguardo storico, poiché l’obesità, pur essendo già riconosciuta come patologia cronica dall’OMS e dall’UE, non era mai stata formalmente inserita nei LEA di un paese come vera e propria malattia da curare e prevenire a carico del sistema sanitario nazionale.
Quali sono le misure previste dalla legge per trattare l’obesità
La proposta di legge approvata alla Camera, ora all’esame del Senato, introduce una serie di misure strutturate per la prevenzione, la diagnosi e la cura dell’obesità in Italia. Ecco quali sono.
– Inserimento nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA): l’obesità viene riconosciuta come malattia cronica e le relative prestazioni di cura saranno incluse nei LEA, quindi a carico del Servizio Sanitario Nazionale, garantendo equità di accesso alle cure.
– Piano nazionale triennale: definisce politiche integrate per prevenzione, diagnosi e cura dell’obesità, sia adulta che pediatrica, con campagne di screening e percorsi diagnostico-terapeutici uniformi su tutto il territorio.
– Centri specialistici: verranno istituiti centri distribuiti a livello regionale, collegati a università e centri di ricerca, per la diagnosi e il trattamento dell’obesità, con approccio multidisciplinare che coinvolge medici, pediatri, specialisti e psicologi.
– Campagne di informazione e sensibilizzazione: saranno promosse dal Ministero della Salute, rivolte a scuole, famiglie e comunità, per favorire corretti stili di vita, alimentazione equilibrata e attività fisica.
– Programmi scolastici: introduzione di programmi obbligatori di educazione alimentare e motoria nelle scuole primarie e secondarie, con attenzione anche alla limitazione delle pubblicità di alimenti poco salutari rivolte ai minori.
– Osservatorio nazionale: presso il Ministero della Salute, con compiti di monitoraggio, studio e diffusione di dati epidemiologici e di promozione di stili di vita sani.
– Finanziamenti dedicati: sono previsti fondi pluriennali per sostenere i programmi di prevenzione e cura, con una spesa complessiva di circa 4,2 milioni di euro nel primo triennio.
Queste misure rappresentano un approccio integrato, che va dalla prevenzione precoce all’accesso a cure personalizzate e multidisciplinari, con particolare attenzione all’infanzia e all’adolescenza.
Una malattia invalidante troppo spesso sottovalutata
L’obesità non è semplicemente una questione estetica o un problema di eccesso di peso: è una malattia cronica e complessa, riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che può compromettere gravemente la salute fisica, mentale e sociale di chi ne è colpito. Secondo le stime, milioni di persone in tutto il mondo convivono con l’obesità, ma troppo spesso la gravità delle sue conseguenze viene banalizzata o stigmatizzata.
Complicanze mediche e implicazioni psicologiche
Chi soffre di obesità può sviluppare una lunga serie di complicanze mediche: diabete di tipo 2, ipertensione, malattie cardiovascolari, apnea notturna, patologie osteoarticolari, infertilità e persino alcuni tipi di tumore. A queste si aggiungono gravi implicazioni psicologiche: depressione, ansia, isolamento sociale e bassa autostima. L’impatto sulla qualità della vita può essere devastante. Atti quotidiani come camminare, salire le scale, dormire bene, lavorare o anche solo uscire di casa possono diventare difficili, dolorosi o addirittura impossibili.
In molti casi, l’obesità può essere invalidante, cioè compromettere in modo significativo l’autonomia della persona, limitando le sue capacità fisiche e relazionali. Può impedire di lavorare, di viaggiare, di partecipare attivamente alla vita sociale o di prendersi cura della propria famiglia.
In questi casi, è corretto e necessario considerarla una condizione che richiede attenzione medica, supporto psicologico, interventi terapeutici personalizzati e – nei casi più gravi – percorsi chirurgici come la chirurgia bariatrica.
Malattia multifattoriale
È fondamentale smettere di colpevolizzare chi vive con l’obesità. Si tratta di una malattia multifattoriale, influenzata da predisposizione genetica, ambiente, abitudini alimentari, sedentarietà, fattori socioeconomici e psicosociali. La risposta non è mai “mangiare di meno e muoversi di più”, ma un approccio multidisciplinare, rispettoso e basato sull’evidenza scientifica.
Solo riconoscendo l’obesità come una patologia seria e invalidante possiamo combattere la stigmatizzazione e offrire ai pazienti gli strumenti e la dignità che meritano nel loro percorso di cura.