Le differenze tra Omaha e il Poker classico

Ecco le regole di Omaha, gioco di carte con una storia particolare

Omaha si può considerare come il figlio del Texas Hold’em, anche se in una versione un po’ differente. Nato negli anni Settanta circa del Novecento a Detroit, inizialmente veniva chiamato “two by three”: ogni giocatore disponeva di ben 5 carte private. Ciò limitava il numero di giocatori che potevano partecipare, soltanto fino a 8, quindi ben presto le carte vennero ridotte a 4. Tale riduzione ha segnato il punto di partenza del successo mondiale di questo gioco. Omaha prende il nome dalla città più popolosa del Nebraska. Il gioco stabiliva l’obbligo di utilizzare tutte e due le carte private e tre carte comunitarie: col tempo i due giochi, Omaha quello che conosciamo oggi e Greek Hold’em, ovvero la variante del poker Texas Hold’em che prevedeva l’utilizzo delle due carte private, si unirono. Da allora, Omaha acquisì sempre più successo. E a proposito di poker: ecco la correlazione tra poker e psicologia. 

Vuoi passare dal Texas Hold’em all’Omaha? Ecco cosa dovresti sapere

La meccanica del gioco è circa simile a quella del Texas Hold’em: al tavolo è possibile trovare sempre un “piccolo buio” ed un “grande buio”, obbligati a puntare sulle chips ancor prima della distribuzione delle carte. Il giocatore a sinistra del bottone ha il compito di porre una certa somma prestabilita e il giocatore seguente il doppio della somma stessa. Dopo questo step il dealer distribuisce quattro carte per ogni giocatore, una alla volta. I giocatori possono proseguire senza puntare sulle chips o almeno vedere il grande buio. Se foldano tutti i giocatori, allora la mano sarà vinta dal grande buio, e può fare check se nessuno rilancia. Se ci sono ancora giocatori disponibili, il dealer “brucia” la prima carta del mazzo, poi ne distribuisce tre scoperte sul tavolo per formare il famoso “flop”. Ed è proprio qui che si apre l’eventuale secondo giro di puntate: di nuovo, il dealer scarta una carta e ne distribuisce una scoperta sul tavolo. Si avvia poi un altro giro di scommesse. I giocatori possono fare le ultime puntate prima dell’eventuale “showdown, vale a dire il momento dove si stabilisce con certezza la mano vincitrice. Lo svolgimento del gioco è quindi simile al famoso Texas Hold’em: la differenza sta nelle carte in mano, che sono quindi 4 e non 2, e nel punto, che deve essere obbligatoriamente composto da almeno 2 carte in possesso dei giocatori. I giocatori del Texas Hold’em potranno trovarsi quindi in difficoltà proprio per la regola che vincola il numero di carte private da utilizzare, ovvero 2 e 3. Quindi, quando passeranno a questo gioco, dovranno fare attenzione alla valutazione della loro mano. Se, ad esempio, sul tavolo ci sono quattro carte di quadri e l’asso di quel seme è l’unica carta di quadri che un giocatore possiede, non ha alcun colore, dato che deve utilizzare una carta della sua mano. Un’altra differenza è che avere in mano tre K non rende probabile l’occasione di fare tris di K e realizzare un poker di K. 

Sei un amante dei giochi online? su questo sito trovi i migliori casinò non AAMS

 

Articoli correlati