Anoressia, bulimia e binge eating: la sfida clinica e sociale dei disturbi alimentari
Nonostante la crescente attenzione mediatica, persistono numerosi stereotipi che ostacolano la comprensione e la cura di queste malattie.
In occasione della Giornata Mondiale dei Disturbi Alimentari (World Eating Disorders Day), che si celebra il 2 giugno in tutto il mondo, la Società Italiana di Psichiatria (SIP) richiama l’attenzione sulla complessità di queste patologie, troppo spesso ridotte a semplici problemi “culturali” o di immagine corporea.

Numerosi stereotipi sui disturbi alimentari
I disturbi alimentari, come anoressia, bulimia e binge eating disorder, sono condizioni cliniche complesse che coinvolgono aspetti biologici, psicologici e sociali. Nonostante la crescente attenzione mediatica, persistono numerosi stereotipi che ostacolano la comprensione e la cura di queste malattie.
La SIP sottolinea che ridurre i disturbi alimentari a questioni di vanità o a un’ossessione per il proprio aspetto fisico è profondamente sbagliato e può ritardare la diagnosi e l’accesso a trattamenti adeguati.
Natura multifattoriale dei disturbi alimentari
“È fondamentale riconoscere la natura multifattoriale dei disturbi alimentari”, spiega la Società Italiana di Psichiatria. “Questi disturbi nascono dall’interazione di fattori genetici, ambientali, psicologici e sociali. Ignorare questa complessità significa rischiare di non offrire ai pazienti il supporto di cui hanno bisogno”.
Occorre una visione più scientifica
La SIP invita quindi istituzioni, media e opinione pubblica a promuovere una visione più accurata e scientifica dei disturbi alimentari, sostenendo la necessità di interventi multidisciplinari che coinvolgano psichiatri, psicologi, nutrizionisti e altre figure professionali.
“Solo attraverso una maggiore consapevolezza e una corretta informazione potremo combattere efficacemente lo stigma e migliorare la qualità di vita di chi soffre di queste patologie”, conclude la SIP.
Dati allarmanti
Gli ultimi dati della Società Italiana di Psichiatria (SIP) e delle principali società scientifiche italiane evidenziano una situazione di crescente allarme per i disturbi alimentari nel Paese. Secondo le fonti più recenti, in Italia oltre 3 milioni di persone convivono con un disturbo del comportamento alimentare, anche se alcune stime arrivano a 3,5 milioni, pari al 5-6% della popolazione. Tra questi, la prevalenza maggiore riguarda le donne (circa il 90% dei casi), ma si sta assistendo a un aumento significativo anche tra i maschi, soprattutto in età adolescenziale e pre-adolescenziale.
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Aumentate le diagnosi tra bambini e adolescenti
L’età di insorgenza si è abbassata: se tradizionalmente il periodo più critico era tra i 15 e i 25 anni, oggi i primi sintomi compaiono già tra gli 8 e i 9 anni, con un incremento del 40-64% delle nuove diagnosi tra i minori rispetto al periodo pre-pandemico. Questo trend è stato confermato anche dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, dove le diagnosi annuali di disturbi della nutrizione e dell’alimentazione sono aumentate del 64% dal 2019, e a livello nazionale l’aumento è stato del 35% circa.
Esistono molti disturbi alimentari
Le tipologie più frequenti sono l’anoressia nervosa (circa 1% della popolazione, oltre 540.000 casi), la bulimia nervosa e il disturbo da alimentazione incontrollata (binge eating disorder), insieme a forme meno note come il disturbo evitante-restrittivo dell’assunzione di cibo (ARFID) e disturbi alimentari non altrimenti specificati (NAS).
L’importanza dell’intervento multidisciplinare e personalizzato
La SIP, in occasione della Giornata Mondiale dei Disturbi Alimentari, sottolinea la necessità di un approccio fondato su solide basi cliniche e non condizionato da semplificazioni mediatiche o ideologiche. I disturbi alimentari sono patologie psichiatriche con il più alto indice di mortalità e una forte associazione con altre condizioni psicopatologiche, rendendo fondamentale un intervento precoce, multidisciplinare e personalizzato.
Infine, la mortalità associata ai disturbi alimentari è significativa: nel 2023, in Italia, si sono registrati quasi 4.000 decessi correlati a queste patologie.