Pensava fosse influenza, invece era un tumore mortale

Aveva 23 anni quando i primi sintomi sembravano solo influenza. Tre anni dopo è morto per un tumore al cervello.

Un naso che cola e una forte stanchezza possono sembrare segnali banali. Nel caso di Kieran Shingler, invece, furono l’inizio di una malattia che lo avrebbe portato alla morte a soli 26 anni. Quando i primi disturbi comparvero, nessuno immaginava che dietro quei sintomi si nascondesse un tumore cerebrale aggressivo.

Kieran Shingler, autista di mezzi pesanti originario di Warrington, nella contea inglese del Cheshire, iniziò a sentirsi poco bene la sera del 5 novembre del 2022. Aveva 23 anni, era in allenamento per un triathlon e conduceva una vita attiva. La sensazione di stordimento e il raffreddore gli fecero pensare a un’influenza stagionale.

Fece anche un test Covid che risultò negativo. A quel punto attribuì il malessere proprio all’influenza e proseguì la sua routine. Con il passare delle settimane, però, le sue condizioni peggiorarono. Cominciò ad avere difficoltà a trattenere il cibo e a soffrire di “mal di testa lancinanti”.

Quei sintomi erano il segnale di qualcosa di molto più grave.

La diagnosi: un astrocytoma di grado tre

Nel novembre 2022, dopo il peggioramento dei sintomi, il medico di base decise di inviare Kieran al Warrington Hospital. In un primo momento i medici ipotizzarono una meningite. Una TAC cambiò però radicalmente lo scenario.

L’esame rivelò la presenza di una massa nel cervello. Kieran fu trasferito d’urgenza, con ambulanza in codice blu, al Walton Centre di Liverpool, centro specializzato in neurologia. Una risonanza magnetica confermò che un tumore stava bloccando il normale flusso del liquido cerebrospinale tra il cranio e la colonna vertebrale.

Per alleviare la pressione, i medici eseguirono una ventricolostomia endoscopica del terzo ventricolo, nota come ETV. L’intervento servì a drenare il liquido intrappolato intorno al cervello. L’operazione fu considerata un successo e Kieran iniziò a sentirsi meglio.

Poco dopo, i chirurghi decisero di procedere con un secondo intervento. Si trattava di una craniotomia, una procedura ad alto rischio finalizzata a rimuovere quanta più parte possibile del tumore e a prelevare un campione per la biopsia.

Kieran Shingler

Le complicazioni e la comunicazione della prognosi

Dopo l’intervento, la situazione si complicò. Kieran riportò una perdita di memoria a breve termine come effetto collaterale dell’operazione. Sviluppò anche una febbre elevata e iniziò a urlare per il dolore intenso.

I medici informarono lui e la famiglia che la ventricolostomia non aveva funzionato come previsto e che sarebbe stato necessario un ulteriore intervento per inserire uno shunt esterno in grado di deviare il liquido dal cervello verso un’altra parte del corpo.

Solo un’ora prima di questa nuova operazione, il 29 dicembre 2022, arrivò la diagnosi definitiva. Kieran aveva un astrocitoma di grado tre, un tumore cerebrale canceroso a crescita rapida.

I sintomi tipici di questo tipo di tumore includono mal di testa, difficoltà nel linguaggio, alterazioni della vista, problemi cognitivi e crisi epilettiche.

A raccontare quei momenti è stata la compagna di Kieran, Abbie Henstock, 26 anni. “Fino a quel momento non ci avevano detto l’esito della biopsia perché era vicino a Natale” ha spiegato aggiungendo che “era tutto confuso”.

Alla famiglia fu comunicata anche la prognosi. L’aspettativa di vita stimata era di appena 12 mesi. I familiari decisero di non dirlo subito a Kieran. Glielo comunicarono solo nel gennaio 2023, quando era tornato a casa.

Radioterapia, chemioterapia e una speranza temporanea

Il 5 gennaio 2023, un oncologo del Clatterbridge Cancer Centre di Liverpool informò Kieran che avrebbe dovuto affrontare 30 sedute di radioterapia abbinate alla chemioterapia.

I trattamenti si conclusero nel febbraio dello stesso anno. I controlli successivi portarono un primo spiraglio di speranza. Le risonanze magnetiche e le TAC mostrarono che il tumore stava diminuendo di dimensioni.

Quella fase positiva durò però solo pochi mesi. Cinque mesi dopo la fine delle cure, a Kieran fu detto che il trattamento aveva smesso di funzionare e che il tumore stava ricominciando a crescere.

I medici tentarono allora una nuova strategia terapeutica. Gli fu somministrata un’altra chemioterapia, la lomustina. Inizialmente il tumore rispose e iniziò di nuovo a ridursi.

Successivamente emersero però segni di danni al fegato. Per questo motivo Kieran dovette interrompere il trattamento. Il piano iniziale prevedeva una pausa per permettere al fegato di riprendersi prima di riprendere la chemioterapia con sei cicli a dosaggio più elevato.

Abbie Henstock ha raccontato: “A ogni controllo trimestrale ci dicevano che il tumore continuava a ridursi”.

Secondo quanto spiegato, la massa, che inizialmente misurava 5,5 centimetri, si era ridotta fino a 0,35 centimetri nel suo punto minimo, “con 19 mesi senza trattamento”.

La nuova crescita e la morte prima di Natale

Nel giugno di quest’anno arrivò un’altra notizia devastante. Una nuova scansione mostrò che il tumore aveva ricominciato a crescere.

Le condizioni di Kieran peggiorarono progressivamente. Nonostante le cure e i tentativi di controllo della malattia, il giovane morì in un hospice il 14 dicembre, poco più di una settimana prima di Natale.

La famiglia ha diffuso una dichiarazione per ricordarlo e raccontare il suo percorso.

“Kieran ha convissuto con il suo tumore al cervello per poco più di tre anni e ha lottato con immenso coraggio, determinazione, sempre disposto a provare nuove cose che gli venivano proposte e sempre con il sorriso sul volto. È stato l’uomo più coraggioso e più fonte di ispirazione”.

Nel messaggio si legge anche: “Kieran era la persona più spiritosa e rilassata. Illuminava una stanza con la sua personalità, aveva la passione per provare sempre qualcosa di nuovo, era un vero amante del cibo, amava fare shopping su Temu, un vero tifoso del Liverpool”.

La famiglia ha aggiunto: “Era sempre incredibilmente grato per il supporto ricevuto durante la diagnosi e non riusciva a credere a quante persone conoscessero la sua storia. Ora non soffre più, è libero dal cancro ed è lassù con la sua splendida mamma. Non sappiamo come andare avanti senza di lui, ma lo faremo perché è quello che lui avrebbe voluto”.

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