Joe Biden affetto da cancro alla prostata: la terapia ormonale come possibile salvezza
Joe Biden ha un cancro alla prostata in forma aggressiva con metastasi ossee, ma la malattia è considerata gestibile grazie alla sua sensibilità agli ormoni e alle moderne opzioni terapeutiche disponibili.
A Joe Biden, ex presidente degli Stati Uniti, è stata diagnosticata una forma aggressiva di cancro alla prostata, caratterizzata da un punteggio di Gleason 9 (Grado Gruppo 5), che indica un tumore molto invasivo e di alto grado. Inoltre, la malattia si è già diffusa con metastasi alle ossa.

L’ex presidente sta valutando le opzioni terapeutiche
La diagnosi è stata resa nota da un portavoce di Biden, che ha spiegato come, nonostante l’aggressività della malattia, il tumore risulti sensibile agli ormoni, il che permette una gestione efficace tramite terapie mirate. L’ex presidente e la sua famiglia stanno valutando le opzioni terapeutiche con i medici per affrontare la malattia.
La scoperta della malattia
I sintomi che hanno portato alla scoperta del tumore includevano un aumento dei disturbi urinari, come difficoltà nella minzione e frequente bisogno di urinare. La presenza di metastasi ossee rende la malattia più difficile da trattare, ma la sensibilità agli ormoni apre la strada a terapie ormonali e altre opzioni terapeutiche avanzate, come farmaci chemioterapici, radiofarmaci e farmaci ormonali di nuova generazione, oltre alla radioterapia mirata per le metastasi ossee.
Malattia considerata gestibile
La notizia ha suscitato molte reazioni di solidarietà e auguri di pronta guarigione da parte di esponenti politici e figure pubbliche, tra cui Donald Trump, Barack Obama, Kamala Harris e Hillary Clinton.
In sintesi, Joe Biden ha un cancro alla prostata in forma aggressiva con metastasi ossee, ma la malattia è considerata gestibile grazie alla sua sensibilità agli ormoni e alle moderne opzioni terapeutiche disponibili.
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In cosa consiste la terapia ormonale per il cancro alla prostata
La terapia ormonale per il cancro alla prostata consiste nel ridurre o bloccare l’azione del testosterone, l’ormone maschile che stimola la crescita delle cellule tumorali prostatiche. Questo approccio è noto anche come terapia di deprivazione androgenica (ADT) o castrazione ormonale.
– Obiettivo: la terapia mira a diminuire la quantità di testosterone nell’organismo o a impedirne l’interazione con le cellule tumorali, rallentando così la crescita del tumore o riducendo il rischio di recidive dopo altri trattamenti come chirurgia o radioterapia.
– Modalità di azione:
– Bloccare la produzione di testosterone, principalmente prodotto nei testicoli, tramite farmaci che agiscono sugli ormoni che regolano la sua sintesi (agonisti o antagonisti dell’ormone LHRH/GnRH).
– Impedire al testosterone di legarsi ai recettori presenti sulle cellule tumorali, utilizzando farmaci antiandrogeni.
– In casi estremi, si può ricorrere all’orchiectomia bilaterale, ovvero l’asportazione chirurgica dei testicoli per eliminare la produzione ormonale.
Farmaci utilizzati
– Agonisti e antagonisti dell’LH-RH/GnRH: come triptorelina, leuprorelina, buserelin, goserelin, che bloccano la cascata ormonale responsabile della produzione di testosterone.
– Antiandrogeni: come bicalutamide (Casodex®), flutamide (Drogenil®, Eulexin®), che impediscono al testosterone di stimolare le cellule tumorali.
– Farmaci di nuova generazione: abiraterone (Zytiga®), che blocca la produzione di testosterone anche dalle ghiandole surrenali, enzalutamide (Xtandi®) e darolutamide, che inibiscono l’attività del recettore degli androgeni e sono usati soprattutto nelle fasi metastatiche della malattia.
Quando e come si usa
– In stadio avanzato o metastatico per rallentare la progressione del tumore e alleviare i sintomi.
– Dopo chirurgia o radioterapia se il PSA continua ad aumentare o se i linfonodi risultano invasi, per prevenire la ripresa della malattia.
– In combinazione con radioterapia nei tumori a rischio intermedio o alto per migliorare i risultati terapeutici.
– Come terapia neoadiuvante, prima di chirurgia o radioterapia, per ridurre il volume del tumore e facilitare l’intervento.
Durata e modalità di somministrazione
– La terapia può durare da pochi mesi a diversi anni, anche in modo indefinito, a seconda del rischio di recidiva e della risposta del paziente.
– Può essere somministrata tramite iniezioni periodiche (agonisti/antagonisti LHRH) o compresse (antiandrogeni).
Effetti e vantaggi
– Riduce la crescita tumorale rallentando la progressione della malattia.
– Può aumentare la sopravvivenza, soprattutto se combinata con altri trattamenti come la radioterapia o la chemioterapia.
– Farmaci più recenti come darolutamide migliorano la qualità di vita e riducono gli effetti collaterali rispetto alla chemioterapia.
In conclusione, la terapia ormonale per il cancro alla prostata consiste nel bloccare la produzione o l’azione del testosterone per controllare la crescita tumorale, utilizzando farmaci specifici o, raramente, la chirurgia, ed è impiegata soprattutto nelle fasi avanzate o ad alto rischio della malattia.