Il vaccino COVID può aiutare anche contro il cancro? Ecco cosa dice lo studio
Non solo protezione dal virus: nei pazienti con tumore, il vaccino anti-COVID a mRNA potrebbe offrire anche un inatteso beneficio in termini di sopravvivenza.
Per alcuni pazienti oncologici, ricevere la vaccinazione contro il COVID-19 non è stato soltanto un atto preventivo, ma potenzialmente un fattore che ha allungato la loro vita. A suggerirlo è un’analisi condotta da ricercatori dell’Università della Florida e del MD Anderson Cancer Center, come riportato su Salud180.

Lo studio ha osservato un miglioramento significativo della sopravvivenza nei pazienti che avevano ricevuto una vaccinazione a mRNA (come Pfizer o Moderna) entro 100 giorni dall’inizio della terapia immunologica, rispetto a quelli che non erano stati vaccinati.
Una scoperta che apre scenari del tutto nuovi su come vaccinazione e trattamento oncologico possano interagire.
Indice dell'articolo
- 1 Una connessione inaspettata
- 2 Come potrebbe funzionare questo effetto?
- 3 Non solo prevenzione: la vaccinazione come potenziale alleato terapeutico
- 4 Il tempismo è fondamentale
- 5 Attenzione però: servono ulteriori conferme
- 6 Cosa dovrebbe fare oggi un paziente oncologico?
- 7 Una speranza in più nella lotta al cancro
- 8 FAQ – Domande frequenti
Una connessione inaspettata
Fino a poco tempo fa, pensare che un vaccino antivirale potesse avere un ruolo nell’evoluzione del cancro sembrava fantascienza. Eppure, i dati raccolti parlano chiaro.
Nei pazienti affetti da tumori avanzati al polmone o alla pelle, la vaccinazione ha mostrato un effetto positivo sulla durata della vita. In termini statistici, l’effetto si traduce in una riduzione del rischio di morte del 48% rispetto al gruppo non vaccinato, secondo un hazard ratio di 0,52.
Come potrebbe funzionare questo effetto?
Attivazione del sistema immunitario
I vaccini a mRNA stimolano non solo la risposta immunitaria adattativa (come produzione di anticorpi e attivazione dei linfociti T), ma sembrano anche lasciare un “imprinting” duraturo sul sistema immunitario innato.
Uno studio dell’Università di Colonia ha dimostrato che i vaccini a mRNA possono indurre cambiamenti epigenetici nelle cellule immunitarie innate, un fenomeno noto come memoria immunitaria “allenata”. Questo tipo di attivazione potrebbe aiutare il corpo a riconoscere e contrastare anche le cellule tumorali.
Sinergia con l’immunoterapia
I risultati, presentati al Congresso della European Society for Medical Oncology (ESMO) 2024/2025, suggeriscono un’interazione interessante con l’immunoterapia.
In particolare, i pazienti vaccinati mostravano una maggiore espressione della proteina PD-L1 nei tessuti tumorali. Questo è importante perché molti farmaci immunoterapici agiscono proprio inibendo PD-L1, sbloccando così la risposta immunitaria contro il cancro. La vaccinazione potrebbe quindi potenziare indirettamente l’efficacia della terapia.
Non solo prevenzione: la vaccinazione come potenziale alleato terapeutico
Da tempo si sa che le persone con tumore sono più vulnerabili al COVID-19, motivo per cui la vaccinazione è fortemente raccomandata da istituzioni come il National Cancer Institute (NCI) e la American Cancer Society (ACS).
Ora, questo nuovo studio aggiunge una dimensione terapeutica inattesa: il vaccino potrebbe non solo proteggere dal virus, ma anche migliorare la prognosi oncologica.
Il tempismo è fondamentale
L’effetto positivo sembra legato alla tempistica della vaccinazione. I benefici maggiori si osservano quando il vaccino viene somministrato entro 100 giorni dall’inizio dell’immunoterapia (sia prima che subito dopo).
Questo suggerisce la necessità di una coordinazione attenta tra oncologi e pazienti, per programmare la vaccinazione in modo strategico, sempre sotto controllo medico.
Attenzione però: servono ulteriori conferme
Va detto chiaramente: si tratta di analisi retrospettive, basate su dati osservativi. Nonostante i risultati siano promettenti, servono studi prospettici e ulteriori conferme prima di trarre conclusioni definitive.
Inoltre, ci sono situazioni cliniche particolari — come pazienti che hanno ricevuto un trapianto di midollo o terapia CAR-T — in cui la vaccinazione deve essere rimandata o adattata.
Cosa dovrebbe fare oggi un paziente oncologico?
Ecco alcune raccomandazioni pratiche per chi vive con un tumore o è in trattamento:
- Parlare con il proprio oncologo: ogni caso è diverso, e solo un medico può valutare se e quando vaccinarsi.
- Verificare lo stato vaccinale contro il COVID-19, soprattutto se si è in procinto di iniziare un’immunoterapia.
- Non rimandare trattamenti oncologici in attesa del vaccino: la vaccinazione è un supporto, non un sostituto.
- Mantenere tutte le misure di protezione, compreso il vaccino per i conviventi e l’uso della mascherina in ambienti a rischio.
Una speranza in più nella lotta al cancro
Per tanti pazienti e famiglie, questa scoperta rappresenta una speranza nuova e concreta. Che un vaccino nato per contrastare una pandemia possa prolungare la vita nei malati di cancro è un esempio di quanto la ricerca possa aprire strade impreviste.
Non è ancora una certezza, ma è un segnale importante, che merita attenzione da parte della comunità scientifica e medica.

FAQ – Domande frequenti
Il vaccino COVID può curare il cancro?
No, ma potrebbe potenziare la risposta del sistema immunitario, in sinergia con l’immunoterapia.
Posso vaccinarmi durante la chemioterapia?
Dipende dal tipo di trattamento. È fondamentale parlarne con il proprio oncologo.
Serve una marca specifica di vaccino?
Lo studio ha coinvolto vaccini a mRNA (Pfizer e Moderna). Altri tipi di vaccini non sono stati valutati in questa ricerca.
Se mi sono già vaccinato tempo fa, devo rifarlo?
Potrebbe essere utile un richiamo, ma solo dopo consulto medico, soprattutto se si sta iniziando l’immunoterapia.
Il vaccino COVID è sicuro per chi ha un tumore?
Sì, e viene fortemente raccomandato dalle autorità sanitarie, con le dovute precauzioni caso per caso.
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