Ictus, il racconto di Mauro Coruzzi: perché riconoscere subito i sintomi può salvare una vita
Mauro Coruzzi ha affrontato due ictus in due anni, il secondo dei quali nel febbraio 2025, e ne ha parlato apertamente in varie interviste, sottolineando l’importanza della rapidità dei soccorsi e la difficoltà del percorso di riabilitazione che sta ancora affrontando.
Mauro Coruzzi, noto al pubblico come Platinette, ha raccontato pubblicamente di aver subito un secondo ictus, a distanza di due anni dal primo episodio avvenuto nel marzo 2023. L’ultimo ictus è avvenuto l’8 febbraio 2025. Coruzzi ha condiviso la sua esperienza in diverse interviste, spiegando come sia stato salvato grazie all’intervento tempestivo di una persona presente al momento del malore: “Mi ha salvato la signora delle pulizie”.

I momenti difficili e la lunga riabilitazione
Dopo questo secondo ictus, Coruzzi ha rivelato di aver vissuto momenti molto difficili, tra cui la perdita temporanea della capacità di parlare e muoversi, e di aver dovuto affrontare una lunga riabilitazione. In una delle sue testimonianze, ha dichiarato: “Immagina di perdere da un giorno all’altro capacità che credevi tue: trovarsi all’improvviso senza riuscire a parlare, a muoversi, passando giorni e giorni in una completa oscurità del futuro”. Ha raccontato di aver dovuto reimparare a parlare e di aver comunicato inizialmente solo scrivendo brevi frasi.
Una nuova consapevolezza
Coruzzi ha inoltre spiegato di aver fatto testamento dopo il secondo ictus, consapevole della gravità della situazione: “Ho fatto testamento”. Nonostante la paura e le difficoltà, si è detto fortunato per essere ancora in vita e per poter raccontare la sua storia: “Mi sarebbe potuto andare molto, molto peggio”.
In sintesi, Mauro Coruzzi ha affrontato due ictus in due anni, il secondo dei quali nel febbraio 2025, e ne ha parlato apertamente in varie interviste, sottolineando l’importanza della rapidità dei soccorsi e la difficoltà del percorso di riabilitazione che sta ancora affrontando.
Cos’è l’ictus
L’ictus è un danno cerebrale acuto che si verifica quando l’afflusso di sangue al cervello si interrompe improvvisamente, a causa della chiusura (ictus ischemico) o della rottura (ictus emorragico) di un’arteria cerebrale. L’ictus ischemico rappresenta circa l’80% dei casi ed è dovuto a un’ostruzione dei vasi sanguigni, spesso per la formazione di trombi o emboli. L’ictus emorragico, più raro ma più grave, è causato dalla rottura di un vaso sanguigno cerebrale e dalla conseguente emorragia.
Sintomi dell’ictus
I sintomi dell’ictus compaiono in modo improvviso e possono includere:
– Debolezza o paralisi di un lato del corpo (volto, braccio, gamba)
– Difficoltà a parlare o comprendere il linguaggio (afasia)
– Improvvisa confusione mentale
– Perdita o riduzione della vista in uno o entrambi gli occhi
– Vertigini, perdita di equilibrio o coordinazione
– Mal di testa molto intenso e improvviso (più frequente nell’ictus emorragico)
– Nausea e vomito
Un modo pratico per riconoscere i sintomi è l’acronimo FAST:
– Face: asimmetria del volto
– Arm: incapacità di sollevare un braccio
– Speech: difficoltà nel parlare
– Time: agire rapidamente, chiamando il 118
Come si interviene
L’intervento tempestivo è fondamentale: alla comparsa dei sintomi bisogna chiamare immediatamente il 118 e recarsi al pronto soccorso. Il trattamento varia in base al tipo di ictus:
– Ictus ischemico: si può effettuare una trombolisi, cioè la somministrazione endovenosa di farmaci che sciolgono il trombo responsabile dell’ostruzione. Se la trombolisi non è sufficiente o non è praticabile, si può ricorrere alla trombectomia meccanica, una procedura endovascolare per rimuovere il trombo.
– Ictus emorragico: l’obiettivo è fermare l’emorragia e ridurre la pressione intracranica. In alcuni casi si ricorre a un intervento chirurgico per evacuare il sangue, come la craniotomia.
Il tempo è un fattore critico: la trombolisi è efficace solo se praticata entro 4,5 ore dall’esordio dei sintomi.
Come si cura e si recupera
Dopo la fase acuta, il trattamento dell’ictus prevede:
– Riabilitazione neurologica: fisioterapia, logopedia e terapia occupazionale per recuperare le funzioni perse e migliorare la qualità della vita.
– Terapia farmacologica: farmaci antiaggreganti, anticoagulanti, antipertensivi, statine e altri per prevenire recidive e gestire i fattori di rischio.
– Controllo dei fattori di rischio: gestione della pressione arteriosa, del diabete, del colesterolo, astensione dal fumo e adozione di uno stile di vita sano.
La prognosi dipende dalla rapidità dell’intervento, dalla gravità dell’ictus e dalle condizioni generali del paziente. Un trattamento precoce può limitare i danni cerebrali e migliorare le possibilità di recupero.