Giovane dona midollo osseo a Torino e salva paziente in Inghilterra

Un giovane residente in Piemonte, donando le cellule staminali emopoietiche del midollo osseo (CSE) ha dato una speranza di guarigione a un paziente inglese affetto da una grave patologia tumorale del sangue.

In una nota l’Azienda ospedaliero – universitaria Città della Salute di Torino ha spiegato che “Mario (il nome è di fantasia) è risultato l’unico compatibile tra oltre 37 milioni di donatori iscritti nei Registri internazionali che si rendono disponibili a donare le loro cellule ad un paziente che non conoscono e di cui probabilmente non sapranno mai nulla“.

Il prelievo – ha proseguito l’azienda – coincide con il raggiungimento del considerevole traguardo di 500 donazioni di CSE a scopo di trapianto per pazienti italiani ed esteri, eseguite in Piemonte in 30 anni di attività. L’internazionalità è uno degli elementi di spicco e di forza di questo programma di medicina globale, che consente di realizzare un processo così complesso ed articolato come il trapianto, con donatore e ricevente che vivono anche in continenti diversi. Così, nel 32% delle donazioni avvenute nei Centri prelievo Cse della Città della Salute di Torino (Css) – e degli ospedali di Cuneo ed Alessandria – le cellule donate hanno raggiunto pazienti al di fuori dei confini italiani in Europa ed Usa per lo più, fino al Brasile ed Argentina, in un tempo massimo di 24 ore dal prelievo“.

In Italia il programma di donazione di CSE è stato avviato nel 1989 con la creazione del Registro Italiano dei Donatori di Midollo Osseo (IBMDR), presso l’ospedale Galliera di Genova, con l’obiettivo di ricercare soggetti sani, disponibili ad offrire in maniera anonima, volontaria, non retribuita le proprie CSE a scopo di trapianto a pazienti affetti da malattie ematologiche gravi, quali leucemie, linfomi e malattie genetiche, quali la talassemia, che non hanno trovato il donatore compatibile nell’ambito della loro famiglia.

La realizzazione del programma è resa difficoltosa dalla necessità di reperire donatori con caratteristiche affini al ricevente per il sistema genetico HLA, responsabile del riconoscimento di ciò che è estraneo e quindi del rigetto.

Questa regione del nostro genoma presenta dei geni molto variabili, diversi tra un soggetto e l’altro. Le combinazioni tra queste varianti possono essere milioni e solo quando il donatore ha caratteristiche identiche al paziente il trapianto ha una elevata probabilità di successo.

La procedura di ricerca di un donatore non consanguineo è molto complessa e richiede un considerevole impiego di risorse, poiché coinvolge numerosi specialisti e strutture e soltanto dalla sinergia e collaborazione tra le professionalità coinvolte, scaturisce il successo del programma.

Sostegno fondamentale alla realizzazione del programma proviene dalle Associazioni di volontariato, prima tra tutte l’ADMO, che, in collaborazione con l’AVIS e la FIDAS ed altre Associazioni di donatori di sangue, si propone di favorire la cultura della donazione, mediante campagne di informazione e sensibilizzazione.

Possono accedere al Registro tutti i soggetti sani di età compresa tra 18 e 35 anni ed in buone condizioni di salute rivolgendosi ad uno dei Centri Trasfusionali regionali.

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