Vaccini a mRNA e cancro: i pazienti vivono di più

Una ricerca americana apre nuove prospettive nell’uso dei vaccini a mRNA per potenziare le terapie oncologiche.

Un semplice vaccino potrebbe raddoppiare la sopravvivenza nei pazienti oncologici? Secondo una nuova ricerca, la risposta è sì.

Negli ultimi anni, i vaccini a mRNA sono diventati noti in tutto il mondo grazie alla loro efficacia contro il Covid-19. Ma oggi, la scienza sta scoprendo un effetto collaterale inatteso e sorprendentemente positivo: questi stessi vaccini potrebbero potenziare le immunoterapie nei pazienti affetti da cancro, migliorando significativamente la loro sopravvivenza.

Lo afferma uno studio pubblicato sulla rivista Nature e condotto da un team di ricercatori dell’MD Anderson Cancer Center di Houston, uno dei principali centri oncologici degli Stati Uniti.

“Questo potrebbe rivoluzionare completamente l’approccio alle cure oncologiche”, ha dichiarato il dottor Elias Sayour, oncologo pediatrico e co-autore dello studio.

I pazienti vaccinati avevano il doppio delle probabilità di sopravvivere a tre anni

Lo studio ha analizzato i dati clinici di oltre 1.000 pazienti oncologici trattati tra il 2019 e il 2023 presso l’MD Anderson di Houston. I ricercatori si sono concentrati su due tipi di tumore:

Tra i pazienti affetti da tumore polmonare, 180 avevano ricevuto un vaccino a mRNA contro il Covid entro 100 giorni dall’inizio del trattamento con inibitori del checkpoint immunitario, una forma di immunoterapia. Al contrario, 704 pazienti con la stessa diagnosi e lo stesso trattamento non erano stati vaccinati.

Nel gruppo affetto da melanoma, i ricercatori hanno confrontato 43 pazienti vaccinati con altri 167 non vaccinati, tutti trattati con la stessa terapia immunitaria.

I risultati sono stati impressionanti.

  • Nei pazienti con cancro del polmone avanzato, la sopravvivenza mediana è passata da 20,6 mesi a 37,3 mesi tra i vaccinati.
  • Nei pazienti con melanoma metastatico, la sopravvivenza mediana è aumentata da 26,7 mesi a una fascia compresa tra 30 e 40 mesi.

In pratica, i pazienti vaccinati avevano il doppio delle probabilità di essere ancora vivi dopo tre anni rispetto a quelli non vaccinati.

“Il dato più entusiasmante è che vaccini economici e già ampiamente disponibili potrebbero migliorare l’efficacia di alcune immunoterapie in modo significativo”, ha spiegato il dottor Adam Grippin, primo autore dello studio.

Come agiscono i vaccini a mRNA nei pazienti oncologici

L’effetto osservato non sembra essere un semplice caso. I ricercatori propongono un meccanismo biologico molto chiaro e plausibile.

I vaccini a mRNA, come quelli usati contro il Covid-19, sono progettati per attivare una risposta immunitaria contro un virus specifico. Tuttavia, nei pazienti oncologici, sembrano agire come una sorta di “sirena d’allarme” per il sistema immunitario.

Secondo Grippin, il vaccino stimola il rilascio di citochine, molecole segnale che attivano le difese dell’organismo. Tra queste, gli interferoni di tipo 1 svolgono un ruolo chiave: attivano le cellule immunitarie all’interno del tumore e le indirizzano verso i linfonodi, dove “istruiscono” altre cellule a rientrare in circolazione e colpire le cellule tumorali.

“In sostanza, i vaccini a mRNA mettono il sistema immunitario in stato di massima allerta contro il cancro”, riassume Grippin.

Verso un vaccino universale contro il cancro?

Questa scoperta apre la porta a scenari finora solo ipotizzati. Il dottor Sayour suggerisce che si potrebbe sviluppare un vaccino non specifico ancora più efficace, capace di riattivare la risposta immunitaria contro vari tipi di tumore.

“Potremmo arrivare a un vaccino anticancro universale, pronto all’uso per tutti i pazienti”, afferma con cautela ma entusiasmo.

Ma attenzione: lo studio è osservazionale

Come sempre in ambito scientifico, è importante mantenere un approccio prudente. Gli stessi autori dello studio ricordano che si tratta di un’analisi osservazionale. In altre parole, lo studio mostra una correlazione tra vaccinazione e maggiore sopravvivenza, ma non dimostra un nesso causale diretto.

Per questo motivo, è già in fase di progettazione un trial clinico di fase III, che avrà l’obiettivo di verificare se i vaccini a mRNA debbano diventare parte integrante del trattamento oncologico, in particolare per i pazienti sottoposti a immunoterapia con inibitori del checkpoint.

Cosa cambia per i pazienti oncologici oggi

Se i risultati verranno confermati da studi clinici più ampi e rigorosi, potremmo essere davanti a una vera svolta nella lotta contro il cancro. Utilizzare vaccini già disponibili per rafforzare le armi esistenti, come l’immunoterapia, rappresenterebbe un passo avanti enorme, anche dal punto di vista dei costi e dell’accessibilità globale.

Per ora, i pazienti e le loro famiglie devono sapere che la ricerca va avanti con strumenti sempre più innovativi e che la speranza è concreta.

Image by torstensimon from Pixabay

Una nuova era per l’oncologia?

L’idea di usare vaccini non solo per prevenire malattie infettive ma anche per potenziare le cure contro il cancro potrebbe rappresentare una rivoluzione silenziosa ma potentissima.

Restano ancora molte domande aperte, ma i segnali sono promettenti. E soprattutto, la scienza continua a cercare soluzioni nuove, accessibili e concrete.

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FAQ

I vaccini a mRNA possono curare il cancro?
No, ma possono potenziare l’efficacia di alcune terapie, come l’immunoterapia.

Questo effetto vale per tutti i tipi di tumore?
Lo studio ha riguardato solo tumori del polmone e melanoma. Servono altri studi su altri tipi.

Chi è stato vaccinato contro il Covid ha un vantaggio se ha un cancro?
Secondo questo studio, sì, ma i dati devono ancora essere confermati da ulteriori ricerche.

Posso richiedere il vaccino a mRNA come parte della terapia?
Non ancora. È un’opzione in fase di studio, non approvata come trattamento oncologico.

Quando sapremo se questo approccio sarà ufficiale?
Con i risultati dei trial clinici di fase III, attualmente in progettazione.

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