Farmaci generici e biosimilari: ecco come stanno andando le cose in Italia

Continua la lenta diffusione dei farmaci equivalenti mentre i biosimilari, ovvero i biologici senza brevetto, registrano un vero e proprio boom con un aumento del 53% in un anno.

Questi i dati contenuti nel Report annuale 2018, realizzato dal Centro Studi Assogenerici su dati Iqvia. Gli equivalenti nel 2018 hanno assorbito il 22,23% del mercato a confezioni (+0,76% sul 2017) e il 13,8% del mercato a valori (+1,4% sul 2017) nel canale farmacia.

Un giro d’affari quasi esclusivamente a carico del Servizio Sanitario Nazionale, con 9 confezioni su 10 totalmente rimborsabili. Questo a fronte di una nuova generale contrazione del mercato di classe A nel canale farmacia: le confezioni rimborsate sono diminuite infatti del -0,9% rispetto al 2017 e la spesa del -3,8%, una riduzione soprattutto a carico di medicinali ancora coperti da brevetto.

Per quanto riguarda i consumi per aree geografiche, il ricorso agli equivalenti continua a salire al Nord (36,8% a unità e 27,8% a valori), più lentamente al Centro (27,2% a unità; 21,1% a valori) e al Sud (21,9% a unità e 16,8% a valori).

Inalterata anche l’inclinazione ai consumi nelle singole Regioni: in testa la Provincia Autonoma di Trento, dove è off patent l’83,5% delle unità dispensate dal SSN in classe A. Seguono a stretto giro Lombardia, Emilia Romagna. All’estremo opposto, la Calabria.

Spiccano il volo, nel 2018, i biosimilari, molecole simili a farmaci biologici (ovvero non prodotti sinteticamente, ma all’interno di sistemi viventi come le cellule) già autorizzati per uso clinico. I biosimilari in commercio in Italia sono saliti da 8 a 12 e hanno assorbito il 17% dei consumi contro l’83% detenuto dai corrispondenti originator, registrando una crescita dei consumi del 53,7% rispetto al 2017. A registrare il maggior consumo sono la Valle d’Aosta e il Piemonte con una incidenza dei biosimilari del 50,21% sul mercato complessivo di riferimento. Seguono Emilia Romagna e Toscana. Fanalini di coda Umbria (5,31%) e Puglia (6,94%).

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