Dai sintomi di reflusso al cancro incurabile: la storia di Maeve

Una donna di 38 anni scopre di avere un tumore raro e incurabile solo dopo mesi di sintomi sottovalutati. Ora lancia un appello per collegare le malattie autoimmuni ai controlli oncologici.

Maeve Fanning
Maeve Fanning

Maeve Fanning, 38 anni, madre di tre bambini e residente a Birmingham, non immaginava che dietro a quelli che sembravano semplici disturbi digestivi si nascondesse un tumore raro e allo stadio avanzato.

Un anno prima, infatti, le era stata diagnosticata una malattia autoimmune, ma nessuno le aveva mai spiegato che esiste un legame tra queste condizioni e alcune forme di cancro. Solo mesi dopo, con la comparsa di sintomi più gravi, arrivò la drammatica scoperta: un timoma di stadio quattro, ormai non più curabile.

Oggi Maeve combatte con tutte le sue forze per restare accanto ai suoi figli e invita chi soffre di malattie autoimmuni a sottoporsi a controlli oncologici preventivi. Lo racconta il Daily Mail.

I primi sintomi sottovalutati

Tutto è iniziato nell’ottobre 2024, quando Maeve ha iniziato ad accusare forti bruciori di stomaco e difficoltà digestive. Nonostante la fatica nel mangiare e la sensazione di pesantezza costante, pensò si trattasse solo di disturbi gastrici passeggeri.

Dopo una vacanza in Galles con la famiglia, contattò il suo medico di base che le prescrisse degli antiacidi, consigliandole di pazientare almeno un mese. Ma i sintomi non miglioravano: anzi, peggioravano.

Poco dopo comparve anche una tosse persistente, che Maeve attribuì a quella che molti definivano “la tosse dei cento giorni”, molto diffusa in Inghilterra nell’inverno 2024. Ma a dicembre arrivò il segnale più preoccupante: mancanza di respiro e affanno inspiegabile.

La diagnosi sconvolgente

Il 20 dicembre, una TAC rivelò un accumulo anomalo di liquidi nei polmoni. I medici temevano che fosse un sintomo di cancro del sangue e decisero di ricoverarla immediatamente.

“Quando mi hanno detto che avrebbero iniziato subito le cure perché sospettavano un cancro, il cuore mi è crollato. Era a ridosso dei compleanni di due dei miei figli e mi sono ritrovata a correre per comprare palloncini e regali prima del ricovero.” — Maeve Fanning, intervista al *Daily Mail*.

Il 4 gennaio 2025, Maeve ricevette la notizia che nessuno vorrebbe mai ascoltare: probabile cancro al sangue e un letto d’ospedale già pronto per iniziare le cure.

Dopo dieci giorni di attesa per ulteriori esami, arrivò la conferma definitiva: non si trattava di leucemia, ma di timoma metastatico, un tumore raro che nasce nel timo — una ghiandola situata tra i polmoni e responsabile della regolazione del sistema immunitario.

Il tumore era già allo stadio quattro e si era diffuso alla pleura, rendendo impossibile un intervento curativo.

La connessione ignorata con la malattia autoimmune

Solo in quel momento i medici spiegarono a Maeve che circa la metà dei pazienti affetti da timoma ha anche una malattia autoimmune.

Un anno prima, infatti, la donna era stata colpita da lichen planus orale, una patologia autoimmune dolorosa che causa ulcere nella mucosa della bocca. Nessuno, però, aveva mai parlato di un possibile collegamento con il cancro.

Se il rischio fosse stato segnalato subito, probabilmente i medici avrebbero potuto individuare la malattia in uno stadio più precoce e curabile.

Le cure e la lotta quotidiana

Maeve ha iniziato la chemioterapia il 14 febbraio 2025. Dopo il primo ciclo, però, i medici hanno dovuto ridurre le dosi: il suo corpo non reggeva e il peso era sceso a poco più di 38 chili.

I primi cicli sembravano funzionare, ma al quinto la malattia aveva già sviluppato resistenza. Ora Maeve sta affrontando una seconda linea di chemioterapia ogni tre settimane.

Parallelamente, si è affidata anche a terapie complementari private, tra cui:

  • Ipertermia, che riscalda i tessuti per danneggiare le cellule tumorali.
  • Ossigenoterapia iperbarica.
  • Infusioni di curcumina.
  • Terapia con la luce.

Questi trattamenti, raccomandati da una nutrizionista specializzata in oncologia, hanno un costo altissimo: circa 11.000 sterline al mese. Per sostenerli, la famiglia e gli amici hanno aperto una raccolta fondi su GoFundMe, che ha già superato le 42.000 sterline.

Una madre che non vuole arrendersi

Nonostante la prognosi, Maeve continua a lottare con un unico obiettivo: restare accanto ai suoi tre figli, Oonagh (9 anni), Cormac (5 anni) e Ciaran (2 anni).

“Quando ho ricevuto la diagnosi, il mio bimbo più piccolo aveva appena 18 mesi. Non sapevo se avrei visto un altro Natale con loro. Devo fare tutto ciò che è in mio potere per restare con i miei bambini.” — Maeve Fanning.

A settembre 2025 inizierà anche un innovativo trattamento con protoni ad alta energia presso l’University College di Londra, indicato per tumori rari vicini a organi vitali.

Perché è importante parlarne

Il caso di Maeve mette in evidenza un aspetto poco noto: il legame tra malattie autoimmuni e rischio oncologico. Non significa che ogni paziente autoimmune svilupperà un tumore, ma che la sorveglianza clinica deve essere più attenta.

Secondo gli specialisti, il timo gioca un ruolo chiave nel regolare il sistema immunitario. Un malfunzionamento della ghiandola può favorire sia lo sviluppo di patologie autoimmuni sia di tumori rari come il timoma.

Per questo motivo, l’appello di Maeve è chiaro: chi soffre di malattie autoimmuni dovrebbe avere accesso a screening oncologici mirati.

FAQ

Che cos’è il timoma?
È un tumore raro che nasce nel timo, una ghiandola situata nel torace, tra i polmoni.

Quali sono i sintomi del timoma?
Possono includere tosse persistente, difficoltà respiratorie, dolore toracico, stanchezza e infezioni frequenti.

Chi è più a rischio?
Secondo la letteratura scientifica, chi soffre di malattie autoimmuni ha un rischio maggiore di sviluppare un timoma.

Si può prevenire?
Non esistono metodi certi di prevenzione, ma controlli periodici e attenzione ai sintomi possono favorire una diagnosi precoce.

Un consiglio utile

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