Cuore e farmaci: i beta-bloccanti potrebbero fare più male che bene
Uno studio europeo lancia un allarme sui farmaci prescritti a milioni di persone con problemi cardiaci.
Una nuova ricerca mette in discussione i beta-bloccanti: per molte donne potrebbero essere più dannosi che utili.

Secondo un importante studio pubblicato pubblicato su European Heart Journal, uno dei farmaci più prescritti al mondo per i problemi cardiaci potrebbe causare più danni che benefici, soprattutto nelle donne. I risultati, destinati a cambiare le attuali linee guida terapeutiche, stanno facendo riflettere la comunità scientifica internazionale.
Indice dell'articolo
- 1 I beta-bloccanti, farmaci di uso comune per il cuore, sotto accusa
- 2 Effetti avversi nelle donne: un dato allarmante
- 3 Nessun aumento del rischio negli uomini
- 4 Chi è davvero a rischio: l’importanza della funzione ventricolare
- 5 Un’abitudine difficile da cambiare
- 6 Differenze di genere nella risposta ai farmaci
- 7 Serve una nuova medicina su misura
- 8 Cosa può fare chi assume già beta-bloccanti?
- 9 FAQ – Domande frequenti
I beta-bloccanti, farmaci di uso comune per il cuore, sotto accusa
I beta-bloccanti vengono comunemente prescritti per trattare diverse condizioni cardiache, tra cui:
- angina pectoris
- scompenso cardiaco
- fibrillazione atriale
- infarto del miocardio
- ipertensione arteriosa
Tuttavia, i ricercatori hanno scoperto che in molte pazienti, specialmente le donne con danni lievi al cuore dopo un infarto, questi farmaci potrebbero aumentare il rischio di un secondo evento cardiaco o di ricovero per scompenso.
Effetti avversi nelle donne: un dato allarmante
Lo studio ha evidenziato un dato sorprendente: le donne curate con beta-bloccanti, nonostante avessero riportato solo lievi danni al cuore in seguito a un infarto, presentavano un rischio significativamente maggiore di nuovi eventi cardiaci rispetto a quelle che non avevano assunto il farmaco.
Non solo: il rischio di morte era triplicato tra le donne che assumevano beta-bloccanti rispetto a quelle che non li prendevano.
“Questo effetto è risultato particolarmente evidente nelle donne trattate con dosi elevate di beta-bloccanti”. — Dr. Borja Ibanez, European Heart Journal
Nessun aumento del rischio negli uomini
Al contrario, gli uomini inclusi nello studio non hanno mostrato lo stesso livello di rischio. Il farmaco sembra avere un impatto differente a seconda del sesso, aprendo un nuovo capitolo nella medicina personalizzata.
Secondo gli autori, questo è il più ampio studio clinico mai condotto su donne trattate con beta-bloccanti dopo un infarto. Un elemento che rafforza la validità dei risultati.
Chi è davvero a rischio: l’importanza della funzione ventricolare
Lo studio ha preso in esame pazienti con una funzione cardiaca conservata, ossia con una frazione di eiezione ventricolare sinistra superiore al 50%. Questo parametro misura quanto sangue viene pompato dal ventricolo sinistro del cuore a ogni battito: più è alta la frazione, migliore è la funzione cardiaca.
Per i pazienti che hanno una frazione inferiore al 40%, i beta-bloccanti restano una terapia standard, poiché riducono il rischio di aritmie pericolose che possono causare un secondo infarto.
Ma per chi ha una frazione superiore al 40%, lo studio non ha trovato nessun beneficio evidente derivante dall’uso dei beta-bloccanti.
“C’è ancora molta incertezza sui reali benefici dei beta-bloccanti nei pazienti con funzione cardiaca normale.” — Dr. Borja Ibanez
Un’abitudine difficile da cambiare
Nonostante queste nuove evidenze, l’80% dei pazienti in Europa, Asia e Stati Uniti continua a ricevere beta-bloccanti, perché le linee guida mediche ancora ne raccomandano l’uso.
Il Dr. Ibanez sottolinea un punto fondamentale:
“Mentre testiamo costantemente nuovi farmaci, è molto meno comune mettere in discussione quelli ‘vecchi’, anche se continuano a essere prescritti in massa”.
Differenze di genere nella risposta ai farmaci
Secondo il Dr. Andrew Freeman, cardiologo americano e non coinvolto nello studio, le differenze tra uomini e donne nella risposta ai farmaci non sono sorprendenti.
“Le donne hanno spesso cuori più piccoli e sono più sensibili ai farmaci per la pressione. Alcuni effetti dipendono dalla taglia corporea, altri da meccanismi che ancora non comprendiamo del tutto.”
Per anni la ricerca cardiovascolare si è concentrata quasi esclusivamente sugli uomini, trascurando le peculiarità dell’organismo femminile. Solo di recente si è capito, ad esempio, che le donne manifestano sintomi diversi durante un infarto:
- Gli uomini tendono ad avvertire dolore toracico intenso, ben localizzato.
- Le donne invece possono riferire dolore alla schiena, indigestione o mancanza di respiro, sintomi meno evidenti e spesso sottovalutati.
Serve una nuova medicina su misura
Questa nuova ricerca apre la strada a una revisione delle linee guida cliniche, con l’obiettivo di evitare trattamenti potenzialmente dannosi, almeno in determinati sottogruppi di pazienti.
In attesa che le autorità sanitarie aggiornino le raccomandazioni, è fondamentale che:
- I medici valutino caso per caso, evitando automatismi nella prescrizione.
- Le donne chiedano informazioni dettagliate sul loro profilo di rischio personale.
- Si continui a investire in ricerca clinica differenziata per genere.
Cosa può fare chi assume già beta-bloccanti?
Se prendi già beta-bloccanti, non sospendere il trattamento da sola. È fondamentale parlarne con il tuo cardiologo o medico curante. Solo uno specialista può valutare se, nel tuo caso, i benefici superano i rischi.
Nel frattempo, monitora con attenzione i segnali del tuo corpo, tieni sotto controllo i valori pressori e continua a condurre uno stile di vita sano.
Prodotto utile: misuratore di pressione da braccio
Se assumi beta-bloccanti o altri farmaci per il cuore, è fondamentale monitorare regolarmente la pressione arteriosa. Un ottimo strumento per farlo è il Misuratore di Pressione su Amazon, affidabile, facile da usare e compatibile con lo smartphone per tenere traccia dei dati nel tempo.
FAQ – Domande frequenti
I beta-bloccanti fanno male a tutti?
No. Per molti pazienti con funzione cardiaca ridotta, restano efficaci e fondamentali.
Posso sospendere i beta-bloccanti dopo un infarto?
Solo se indicato dal tuo cardiologo. Ogni caso è diverso.
Perché le donne reagiscono diversamente?
Per una combinazione di fattori anatomici, ormonali e metabolici ancora in fase di studio.
Ci sono alternative ai beta-bloccanti?
Sì, ma dipende dalla patologia e dalle caratteristiche del paziente.
Questa scoperta cambierà la pratica medica?
Probabilmente sì, ma servono ulteriori conferme e aggiornamenti delle linee guida.
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