Cosa succede quando bevi la Coca-Cola zero?

Nel lontano 2005 la Coca-Cola zero è stata lanciata sul mercato americano e solo 2 anni dopo ha debuttato in Italia riscuotendo successo. Ma fate attenzione, Coca-Cola zero e Coca-Cola light non sono la stessa cosa pur mantenendo lo stesso sapore.

Secondo una ricerca del CBL (2014) questa bevanda senza calorie e senza zuccheri è molto più amata dalle donne per un 62% contro un 38% per gli uomini, siete d’accordo?

A prescindere dalle statistiche concordiamo tutti su un fatto evidente, la Coca-Cola zero spopola tra tutti soprattutto per la sua (presunta) assenza di zuccheri e calorie. Dà la sensazione di addolcire il palato senza appesantire l’addome, è così?

Coca-Cola zero e dolcificanti: l’aspartame

Erroneamente si ritiene che bere bevande senza calorie e senza zuccheri sia concesso e soprattutto salutare, questo è un mito che deve essere sfatato e nel caso della Coca-Cola zero vogliamo svelarvi cosa si nasconde dietro a quel dolce gusto ipocalorico: la presenza dell’aspartame.

L’aspartame è un dolcificante ‘alternativo’, difatti la Coca-Cola zero non contiene lo zucchero comune, il saccarosio, ma un suo sostituto che agisce nel nostro cervello in maniera subdola. Lo inganna per bene insomma.

L’aspartame induce il nostro cervello a pensare che stanno per arrivare le calorie, di conseguenza ingrassiamo indirettamente perché ha un impatto sul metabolismo dei carboidrati e sul controllo del glucosio.

L’esposizione prolungata all’aspartame determina un cambiamento nell’espressione dei geni responsabili del metabolismo dei lipidi nelle cellule. Cosa vuol dire? Avverrà un aumento dei lipidi, un accumulo di grassi che potrebbero degenerare in obesità e diabete.

Dei disordini metabolici che bisogna prevenire con un’alimentazione attenta e sana. Lo zucchero? Sì, a piccole dosi. Non è necessario sostituire lo zucchero per abusare poi di dolcificanti (un dolce autoinganno).

Una nota favorevole verso l’aspartame però vogliamo riportarla: l’aspartame non è cancerogeno, non ci sono prove d’efficacia che associno un consumo moderato del dolcificante ai danni per la salute.

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