Cosa succede nei secondi finali della nostra vita?
Cosa succede al cervello quando moriamo? Un ultimo viaggio tra ricordi, visioni e conforto.
“La vita ti passa davanti agli occhi prima di morire.” È solo un modo di dire o c’è qualcosa di vero?

Secondo studi recenti, riportati da Metro, potremmo davvero rivivere alcuni dei momenti più importanti della nostra vita nei secondi prima della morte. Un fenomeno affascinante che coinvolge il cervello, la memoria e – sorprendentemente – anche una certa forma di “consapevolezza” nei momenti finali.
Indice dell'articolo
- 1 Il cervello resta attivo anche dopo l’arresto cardiaco
- 2 Un’ultima rievocazione della vita?
- 3 Un conforto per chi resta
- 4 Visioni sul letto di morte: un fenomeno comune
- 5 La cosa migliore da fare? Accogliere, non contraddire
- 6 Il gesto del “death reach”
- 7 Cosa possiamo aspettarci?
- 8 Cosa possiamo imparare da tutto questo?
- 9 FAQ – Domande frequenti
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Il cervello resta attivo anche dopo l’arresto cardiaco
Quando il cuore smette di battere, la maggior parte di noi pensa che tutto finisca lì. Eppure, una ricerca pubblicata nel 2023 sulla rivista Frontiers in Aging Neuroscience ha dimostrato che l’attività cerebrale continua anche dopo l’arresto cardiaco. Non solo: il cervello potrebbe attivare una sorta di “sequenza finale programmata”, nella quale elabora ricordi, immagini e forse anche emozioni.
Lo studio ha analizzato il caso eccezionale di un uomo di 87 anni, ricoverato per crisi epilettiche. Durante una registrazione cerebrale tramite EEG, il paziente ha avuto un infarto fatale. Per la prima volta nella storia, i neuroscienziati sono riusciti a registrare l’attività di un cervello nell’esatto momento della morte.
Un’ultima rievocazione della vita?
Il responsabile dello studio, il neurochirurgo Dr. Ajmal Zemmar dell’Università di Louisville (USA), ha esaminato i 30 secondi prima e dopo l’arresto cardiaco. I risultati sono stati sorprendenti: il cervello ha mostrato onde gamma, ma anche theta, alfa, beta e delta, tutte associate a stati cognitivi come:
- Sogno
- Meditazione profonda
- Elaborazione della memoria
In particolare, le onde gamma – tipiche delle attività legate a ricordi intensi – fanno pensare che il cervello stia “ripassando” momenti significativi della vita. Proprio come chi ha vissuto un’esperienza di pre-morte racconta: “Ho visto la mia vita scorrere davanti agli occhi“.
“Il cervello potrebbe riprodurre gli eventi più importanti della vita poco prima della morte, in modo simile a quanto riportato da chi ha avuto esperienze di pre-morte.” — Dr. Ajmal Zemmar, Università di Louisville
Un conforto per chi resta
Anche se il caso studiato è unico e coinvolge un paziente con condizioni cliniche complesse, i ricercatori sono convinti che questi dati possano consolare chi ha perso una persona cara.
Secondo il dottor Zemmar, “anche quando i nostri cari sembrano ormai assopiti, il loro cervello potrebbe star rivivendo i momenti più belli della loro vita”.
Visioni sul letto di morte: un fenomeno comune
Chi lavora in cure palliative conosce bene un altro fenomeno affascinante e misterioso: le visioni prima della morte. Non si tratta di allucinazioni né di stati psicotici, ma di esperienze lucide e serene vissute da molte persone nei giorni o settimane precedenti alla fine.
Julie McFadden, infermiera specializzata in cure palliative a Los Angeles, descrive così il fenomeno:
“Le persone vedono genitori defunti, coniugi, fratelli… figure care che sembrano venire a prenderli. E sono sempre sorridenti, rassicuranti”.
Secondo Julie, queste visioni avvengono spesso quando il paziente è lucido, sveglio e in grado di parlare con la famiglia. Alcuni raccontano che il proprio padre – morto da anni – è lì, in un angolo della stanza, e gli dice di non preoccuparsi: “Sto per venire a prenderti”.
La cosa migliore da fare? Accogliere, non contraddire
Di fronte a queste esperienze, spesso i familiari reagiscono con incredulità o imbarazzo. Ma l’infermiera McFadden consiglia di non contraddire chi sta vivendo queste visioni:
“La cosa migliore da fare è accompagnarli e lasciarsi trasportare da ciò che stanno vivendo. Per loro è reale, rassicurante, e spesso li aiuta a morire in pace”.
Il gesto del “death reach”
Un’altra manifestazione comune nelle fasi finali della vita è chiamata “death reach”, letteralmente “il gesto della morte”. Si tratta di un movimento delle braccia verso l’alto, come se la persona volesse afferrare qualcuno, stringere una mano o abbracciare una presenza invisibile.
Anche in questo caso, la scienza non ha ancora una spiegazione definitiva, ma si tratta di comportamenti osservati frequentemente dagli operatori sanitari.
Cosa possiamo aspettarci?
Nessuno può dire con certezza cosa accada davvero quando moriamo. Ma oggi sappiamo che il cervello resta attivo, forse cosciente, anche nei secondi successivi alla morte clinica. E questo apre nuove riflessioni non solo sul significato della morte, ma anche sul valore della vita vissuta.
Conoscere questi fenomeni può aiutare a:
- Comprendere meglio il processo della morte
- Rassicurare chi assiste un proprio caro
- Offrire conforto in un momento tanto delicato
Cosa possiamo imparare da tutto questo?
Morire potrebbe non essere un evento improvviso e “vuoto”, ma piuttosto un passaggio ricco di significati interiori. Un momento in cui il cervello – e forse la coscienza – si attivano per “ricapitolare” un’intera esistenza.
È un pensiero che, per molti, rende la fine meno spaventosa e più umana.
FAQ – Domande frequenti
Il cervello funziona ancora dopo la morte?
Sì, alcuni studi hanno dimostrato che l’attività cerebrale può continuare anche dopo l’arresto cardiaco per alcuni secondi.
Tutti vedono la propria vita scorrere prima di morire?
Non lo sappiamo con certezza, ma molte testimonianze lo suggeriscono, e la scienza comincia a confermarlo.
Le visioni sono sintomi di malattia mentale?
No, non sono allucinazioni patologiche. Sono esperienze comuni, serene e reali per chi le vive.
È normale muoversi o parlare con “presenze” nei giorni prima della morte?
Sì, è parte del processo e può essere vissuto come qualcosa di positivo.