Coronavirus, il monito di Crisanti: “Avremo molti più casi in autunno e in inverno”

«Di questa pandemia mi colpisce che la gravità della patologia dipende dall’incidenza, cioé dalla frequenza dei casi, una cosa che non si vede quasi mai».

Così Andrea Crisanti, direttore del laboratorio di Microbiologia e virologia di Padova, durante un incontro sul Coronavirus organizzato dalla Fondazione Città della Speranza.

«A Vo’ Euganeo – ha ricordato Crisanti – abbiamo identificato 63 persone che sono sempre state negative al tampone ma positive agli anticorpi, quindi ammalate e guarite prima del 21 febbraio, e otto di queste erano sintomatiche: cosi’ gli asintomatici passano dal 90% al 40% ed è strano, perché di solito le malattie infettive hanno una frequenza fissa di persone che si ammalano».

Per Crisanti «un fattore potrebbe essere la presenza dei super diffusori» e la trasmissione del contagio «potrebbe avvenire su due livelli: uno con persone a bassa carica virale e un altro a partire dall’individuo che emette una grande quantità di virus».

Il virologo ha aggiunto: «Lo scenario di oggi era prevedibile. Il problema sarà in autunno e in inverno: considerando la dinamica della pandemia e guardando cos’è successo, pensare che siamo in una bolla è utopico. Avremo molti più casi con dimensioni più importanti».

«Più intercettiamo tempestivamente i focolai – ha spiegato Crisanti – meno disperdiamo risorse, non bisogna arrivare al punto in cui ci sono troppi cluster e poche risorse a disposizione, perché a quel punto il sistema può collassare e il cluster sfugge di mano. La tempestività diventa capacità operativa, perché prima circoscrivi il focolaio e meno è probabile che germini da un’altra parte: quando ne hai tanti, come probabilmente succedera’ in autunno e inverno, la chiave sarà questa. Sarà una specie di rincorsa per evitare che i focolai dilaghino».

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