CIPA, cos’è l’insensibilità congenita al dolore con anidrosi?

L’insensibilità congenita al dolore con anidrosi – o CIPA –  potrebbe sembrare fantascienza eppure non lo è, circa mille persone in tutto il mondo vivono con questa rara condizione: non sentono il dolore, né caldo, né freddo, né attivano i meccanismi della sudorazione. E il dolore è essenziale per la sopravvivenza, ci avverte dei pericoli, non ci fa andare incontro a seri danni per la salute. Vediamo nello specifico di cosa si tratta.

L’insensibilità congenita al dolore con anidrosi, cos’è?

La CIPA o insensibilità congenita al dolore con anidrosi è una condizione genetica molto rara che colpisce mille persone in tutte il mondo (anche in Italia) ed è caratterizzata dall’assenza della percezione del dolore, del freddo e del caldo e dalla sudorazione da qui ‘anidrosi’.

E no, non è una condizione speciale non sentire il dolore, abbiamo bisogno di percepirlo; è un meccanismo che ci serve per sopravvivere, ci avvisa quando siamo in pericolo, quando possiamo andare incontro a degli stimoli che possono farci del male. Anche il semplice ‘bruciarci col fuoco’ ci permette di allontanarci da esso e non ustionarci.

I bambini affetti da CIPA sono più suscettibili a fratture, ad ustioni (appunto), ad emorragie, a danni degli organi interni, perché non avvertono il dolore ovvero il pericolo.

Ed anche la mancanza di sudorazione compromette la sopravvivenza nei bambini: la metà di essi non supera i 3 anni per ipertermia, il meccanismo di sudorazione che manca non permette il raffreddamento del corpo.

Purtroppo ad oggi non esiste una cura per la CIPA – l’insensibilità congenita al dolore con anidrosi – ma la ricerca non si arresta e dall’University College of London arrivano delle buone notizie o quanto meno che fanno sperare: i ricercatori hanno dimostrato che il naloxone (un narcotico che blocca gli effetti degli oppioidi, in particolare la depressione respiratoria), attiverebbe la trasmissione del dolore nei soggetti con CIPA.

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