Cinema e salute, “Sound of Metal” su Prime Video, la recensione

  • “Sound of metal” di Darius Marder è stato premiato agli Oscar 2021.
  • Le sonorità sono al centro del film, Ruben, il batterista che perde l’udito, non è il solo protagonista, anche lo spettatore lo diventa.
  • Una storia che non vuole commuovere quanto sensibilizzare sul disagio psico-fisico che attraversa una persona che perde la sua capacità uditiva.

“Sound of metal” dell’americano Darius Marder è stato premiato agli Oscar 2021 con il premio per il “Miglior suono”, difatti le sonorità sono il fulcro del film. Prima vivide, dopo sorde, vissute anche dallo spettatore che così riesce ad entrare nel mondo interiore e sonoro di Ruben (Riz Ahmed), un batterista che improvvisamente, in un giorno qualunque, perde la sua capacità uditiva.

Dal suono vivido a quello metallico

Ruben, batterista ed ex tossicodipendente, condivide la vita con la fidanzata Lou, la cantante del loro duo metal “Blackgammon“: è l’amore per la musica ad unirli. Due personaggi con una storia di vita difficile, sempre in viaggio tra le strade d’America in tour tra un club e un altro. Vivono di suoni, armonie, applausi e concerti.

Improvvisamente il silenzio assordante. Ruben non sente più e neanche lo spettatore percepisce più i suoni proprio come lui. Un declino verso la sordità, dove la sensazione acustica si farà sempre più lontana: Ruben e Lou saranno costretti ad utilizzare dei fogli bianchi per comunicare.

La rabbia e la disperazione di Ruben coinvolgono lo spettatore che diventa protagonista quanto lui. Lou, preoccupata per lo stato di salute mentale di Ruben e per scongiurare la ricaduta nella tossicodipendenza lo costringerà ad incontrare un gruppo di sostegno dove imparare a vivere da non udente.

Il protagonista dovrà convivere con le sue incertezze, dovrà rinunciare alla sua carriera da batterista, dovrà immergersi in dei dialoghi approcciandosi alla lingua dei segni. Una vita stravolta. E se ogni avvenimento della vita ha un senso, lui non lo trova. Non accetta quella disabilità come coloro che fanno parte del gruppo di sostegno fino ad un momento.

Ruben, d’impeto testardo, si rivolgerà ad un Centro per proseguire con la sua idea di libertà: farsi impiantare l’apparecchio acustico che non darà però il risultato atteso, il suono metallico coprirà anche il rumore delle sue connessioni cerebrali. Sceglierà di crescere nell’accettazione di se stesso? A questo punto il regista ci trasporterà in una scena risolutiva che non vogliamo svelarvi.

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