Chiese chiuse per il Covid-19, l’esperto Galli: “Ecco perché”

«È chiaro che è difficile, per la sensibilità di molti, mettere le chiese allo stesso livello dei cinema piuttosto che dei teatri o degli altri locali chiusi dove si affollano numerose persone». Ed è vero anche che «ci sono le cattedrali enormi, le chiesette piccole e ogni genere di realtà. Però, di fatto, dove si raggruppano più persone il rischio di contagio c’è».

Così Massimo Galli, infettivologo e docente all’università Statale di Milano e primario all’ospedale Sacco, contattato dall’Adnkronos Salute.

Galli, nonostante «la mia notoria laicità» ha precisato comprendere «i diritti e i bisogni» di chi crede. Ma in questo momento «la questione da considerare non è di tipo religioso, bensì di analogia tipologica». Nelle realtà in cui «si può venire a costituire un assembramento di persone che comunque fanno fatica a mantenere le distanze, se non sono legate a un’attività produttiva essenziale la scelta non può che essere dolorosamente quella»: aspettare a riaprire. «In un momento come questo – ha concluso lo specialista – tocca tenere conto delle priorità».

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