Cannabis terapeutica, cos’è e a chi può servire

Proprio come altre sostanze, la cannabis terapeutica non è una linea di trattamento valida per tutti. Cosa c’è da sapere?

Cos’è la cannabis terapeutica?

Proprio come altre sostanze o farmaci possono aiutare alcune condizioni e non altre, la cannabis terapeutica non è una linea di trattamento valida per tutti. Si pensa che i benefici della marijuana provengano da alcuni dei suoi composti chiamati cannabinoidi, come il cannabidiolo (CBD).

Il CBD è uno dei cannabinoidi più studiati nella marijuana. Il CBD si trova anche in un’altra pianta correlata chiamata canapa. Una delle principali differenze tra CBD e marijuana è che il primo contiene solo una traccia del cannabinoide tetraidrocannabinolo (THC). Questo composto è meglio conosciuto per i suoi effetti allucinogeni sul cervello.

Le piante di cannabis possono contenere fino al 40% di CBD. Si pensa che il CBD abbia effetti antinfiammatori sul sistema nervoso centrale. Questo può tradursi in molteplici benefici nel corpo.

Tuttavia, rimane la preoccupazione per gli effetti del THC nella marijuana tradizionale. Ciò è dovuto al fatto che in alcune persone può avere effetti stimolanti o depressivi, che possono portare ad altri effetti collaterali. In Italia, viene utilizzata la “Cannabis FM-2”, che contiene il 5-8% di THC e il 7,5-12% di CBD, in conformità rispetto alle direttive europee in materia di medicinali.

Cannabis.

Cannabis.

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A chi può servire?

La cannabis terapeutica può essere prescritta, con i costi di approvvigionamento a carico del paziente, per qualsiasi patologia per la quale esista letteratura scientifica accreditata.

I farmaci a base di cannabis possono essere rimborsabili nel caso di “dolore cronico e quello associato a sclerosi multipla oltre che a lesioni del midollo spinale; alla nausea e vomito causati da chemioterapia, radioterapia, terapie per HIV; come stimolante dell’appetito nella cachessia, anoressia, perdita dell’appetito in pazienti oncologici o affetti da AIDS e nell’anoressia nervosa; l’effetto ipotensivo nel glaucoma; la riduzione dei movimenti involontari del corpo e facciali nella sindrome di Gilles de la Tourette”.

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