Cancro, arriva al Pascale di Napoli il macchinario che accelera le diagnosi: l’eredità di Roberto Fiorentino

Roberto Fiorentino è stato il primo paziente italiano a essere inserito in uno studio clinico presso l’Istituto Tumori Pascale di Napoli per il trattamento con un farmaco biologico inibitore di RET.

Trasformare il dolore in energia positiva, non è scontato, anzi, è difficilissimo, ma a volte accade.

E’ accaduto a Sorrento: Teresa Di Bartolomeo e Guglielmo Fiorentino, all’indomani della prematura scomparsa del figlio Roberto, hanno promosso e animato in prima persona l’associazione “Rf78 – PerSempreRoby”, costituita per scopi solidali e, in particolare, per dare un contributo nella delicata lotta contro il cancro, quello stesso cancro che quattro anni fa si è portato via il figlio.

Le apparecchiature donate

L’Associazione, grazie alla preziosa collaborazione dei vertici della squadra di volley Romeo Sorrento, del Sorrento calcio e del Club Napoli Città di Sorrento, ha raccolto i fondi necessari per donare al reparto di oncologia clinica sperimentale toraco-polmonare dell’Istituto dei tumori di Napoli, diretto da Alessandro Morabito, un termociclatore a tre piastre, utile ai laboratori per l’effettuazione delle indagini molecolari sui campioni tumorali. Da parte della famiglia Fiorentino si tratta della terza donazione, nel giro di poco più di due anni, a beneficio del Pascale: nel 2023 e nel 2024, infatti, l’associazione «Rf78 – PerSempreRoby» ha donato una microcentrifuga e un altro termociclatore.

Si tratta dello stesso reparto dove era in cura il figlio

Un reparto, quello di Morabito, non scelto a caso. E’ qui che Roberto Fiorentino è stato seguito nel 2020 e curato fino alla fine dei suoi giorni, ma anche il primo paziente italiano inserito in uno studio clinico con un farmaco biologico inibitore di RET, grazie al risultato della biopsia liquida fatta al Pascale. Farmaco che grazie a questo studio è ora approvato in pratica clinica.

L’apparecchiatura è stata consegnata nei giorni scorsi da una delegazione dei soci di “RF78 – PerSempreRoby” direttamente nelle mani di una rappresentanza dell’equipe medica del Pascale. Presenti, per l’occasione, il commissario straordinario Maurizio di Mauro, il subcommissario sanitario, Angelo d’Argenzio, il dottor Alessandro Morabito e la dottoressa Antonella De Luca.

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Cosa sono i farmaci biologici inibitori di RET

I farmaci biologici inibitori di RET sono terapie a bersaglio molecolare, cioè agiscono in modo selettivo su specifiche alterazioni genetiche presenti nelle cellule tumorali. In particolare, il gene RET può essere alterato in diversi tipi di tumori, tra cui quelli del polmone e della tiroide. Gli inibitori di RET bloccano l’attività della proteina RET mutata, responsabile della crescita e della proliferazione delle cellule tumorali, rallentando o arrestando così la progressione della malattia.

Il caso di Roberto Fiorentino

Roberto Fiorentino è stato il primo paziente italiano a essere inserito in uno studio clinico presso l’Istituto Tumori Pascale di Napoli per il trattamento con un farmaco biologico inibitore di RET. L’accesso a questa terapia sperimentale è stato possibile grazie all’esito di una biopsia liquida, che ha identificato la presenza dell’alterazione genetica RET nel suo tumore.

Farmaci utilizzati e risultati clinici

Tra i farmaci inibitori di RET più noti e utilizzati ci sono selpercatinib (LOXO-292) e pralsetinib (BLU-667). Nel caso di Roberto, lo studio clinico riguardava un inibitore specifico di RET, probabilmente selpercatinib, già approvato negli Stati Uniti e poi introdotto nella pratica clinica anche in Italia grazie ai risultati ottenuti nello studio a cui Roberto ha partecipato.

Selpercatinib viene somministrato per via orale e ha dimostrato, negli studi clinici, un’elevata percentuale di risposte obiettive (regressione del tumore) anche in pazienti già trattati con altre terapie. È efficace anche in presenza di metastasi cerebrali.

A differenza della chemioterapia convenzionale, che colpisce tutte le cellule a rapida crescita (comprese quelle sane), i farmaci inibitori di RET agiscono in modo mirato solo sulle cellule tumorali che presentano la specifica alterazione genetica, riducendo così gli effetti collaterali e aumentando l’efficacia della terapia nei pazienti selezionati.

Il contributo alla ricerca scientifica di Roberto Fiorentino

Grazie allo studio clinico condotto all’Istituto Pascale e alla partecipazione di pazienti come Roberto Fiorentino, il farmaco inibitore di RET è stato successivamente approvato nella pratica clinica italiana, offrendo nuove possibilità terapeutiche a pazienti con tumori RET-positivi.

Il trattamento con farmaci biologici inibitori di RET nel caso di Roberto ha rappresentato una svolta nella terapia personalizzata dei tumori, consentendo di colpire in modo specifico il “motore” genetico del tumore e aprendo la strada a nuove speranze per altri pazienti con caratteristiche molecolari simili.

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