Cancro al collo dell’utero: cos’è, sintomi, diagnosi, trattamento

Il cancro al collo dell’utero è uno dei tumori femminili più diffusi. Se vuoi scoprire come si manifesta, come viene diagnosticato e come si concretizza il trattamento, seguici nelle prossime righe e leggi l’articolo che abbiamo scritto per aiutarti a capire qualcosa di più in merito.

tumore collo utero

Cos’è il collo dell’utero?

Come specificato dagli esperti AIRC, l’utero della donna, ossia l’organo che ha il compito di ospitare l’embrione nel momento in cui inizia la gravidanza. è formato da due parti. La più alta è il corpo, mentre la più bassa è la cervice. In virtù della sua forma, è detta anche collo dell’utero.

La cervice uterina si divide a sua volta in due parti:

  • Ectocervice
  • Esocervice (ossia la più vicina alla vagina)

Diffusione

Come poco fa ricordato, il tumore al collo dell’utero è una delle tipologie di cancro più diffuse tra la popolazione femminile sessualmente attiva. Non si tratta però della più diffusa. Negli ultimi anni, soprattutto grazie alla diffusione dello screening del PAP test (i cui numeri sono saliti in particolare nei Paesi in via di sviluppo), i decessi sono diminuiti fortemente.

Entrando nel dettaglio dei numeri riguardanti l’Italia ricordiamo che, ogni anno, nel nostro Paese vengono diagnosticati circa 2.000 casi ogni anno.

Fattori di rischio

Quando si parla dei fattori di rischio relativi all’insorgenza di cancro al collo dell’utero, è importante citare l’HPV (Papilloma Virus Umano), ossia il papilloma virus umano, che viene trasmesso per via sessuale. In merito all’HPV è essenziale specificare che non tutte le forme di questo virus possono causare l’insorgenza di cancro.

Tipologie

Il cancro al collo dell’utero può essere di diverse tipologie. Ecco quali:

  • Cancro a cellule squamose
  • Adenocarcinoma

La prima delle due tipologie è la più diffusa e riguarda circa l’80% delle diagnosi complessive.

Sintomatologia

Nelle fasi iniziali, il cancro al collo dell’utero è una patologia asintomatica. Esistono però diversi segnali che è bene non trascurare. Tra questi è possibile ricordare le perdite ematiche anomale (p.e. quelle che si verificano dopo un rapporto sessuale o tra un flusso mestruale e l’altro). Fondamentale è contattare il medico anche in caso di frequenti secrezioni vaginali maleodoranti.

A seconda della sua diffusione, il tumore può essere distinto in quattro stadi. Ecco quali sono:

  • Stadio I: la crescita di cellule tumorali riguarda solo la cervice uterina.
  • Stadio II: il tumore è più esteso ma non ha ancora coinvolto la pelvi e la vagina.
  • Stadio III: la crescita di cellule tumorali riguarda anche la parte inferiore della vagina. Le pazienti con questa diagnosi hanno a che fare anche con una compromissione dei reni.
  • Stadio IV: la donna che ha ricevuto la diagnosi ha a che fare con metastasi che riguardano altri organi.

Diagnosi

Al giorno d’oggi, grazie allo screening, il tumore alla cervice uterina può per fortuna essere diagnosticato precocemente. In questo modo, è possibile ottimizzare le probabilità di guarigione. In mancanza di fattori di rischio, si consiglia di ripetere il PAP test ogni tre anni.

Trattamento

Il trattamento del tumore al collo dell’utero dipende dalla situazione specifica. Ecco alcune delle alternative che è possibile seguire:

  • Criochirurgia/trattamento chirurgico con laser: queste soluzioni sono tra le più considerate quando si ha a che fare con uno stadio precoce della patologia.
  • Conizzazione: operazione chirurgica che prevede l’asportazione, in corrispondenza della lesione tumorale, di una porzione di tessuto dal volume simile a quello di un cono. In questi casi, non viene compromessa la capacità di avere figli.
  • Isterectomia: intervento che prevede l’asportazione completa dell’utero.

Tra le altre opzioni possibili per trattare il cancro al collo dell’utero è possibile citare la radioterapia e la chemioterapia. In alcuni casi si può ricorrere anche alla brachiterapia, altrimenti detta radioterapia interna. Questo approccio terapeutico prevede l’applicazione di una fonte di radiazioni, generalmente dei piccoli ovuli, a diretto contatto con la zona della lesione tumorale.

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