Olio di CBD e test antidroga: cosa sapere con il nuovo Codice della Strada
Chi assume olio di CBD e guida, da qualche mese, viaggia con alcuni dubbi. Con l’entrata in vigore della Legge n. 177/2024, basta risultare positivi a un test antidroga per incorrere in sanzioni, anche senza segni di alterazione psicofisica. Un cambiamento importante rispetto al passato, che ha sollevato dubbi legittimi tra chi fa uso quotidiano di CBD a scopo personale o terapeutico.

Il CBD viene rilevato nei test?
Il CBD non è una sostanza che viene rilevata nei controlli antidroga. Non è psicoattivo, non è classificato tra gli stupefacenti, e non rientra nei parametri dei test usati dalle forze dell’ordine. Il problema nasce quando il prodotto utilizzato, pur essendo legale, contiene anche quantità molto basse di THC, il composto che invece viene cercato nei controlli.
Durante i test su strada si utilizza il tampone salivare. E’ rapido, non invasivo, e individua la presenza di cannabinoidi psicoattivi anche a distanza di molte ore dall’assunzione. Non misura quanto una persona è alterata. Rileva semplicemente se una sostanza è presente. E questo, con la nuova legge, è sufficiente per imporre sanzioni al guidatore.
Il problema sono le tracce di THC
Non tutti gli oli di CBD sono uguali. Quelli a spettro completo (full spectrum) contengono tutto il profilo di cannabinoidi presenti nella pianta, THC compreso, anche se in quantità molto basse e nei limiti di legge (massimo 0,3% in Italia). Ma se un prodotto viene assunto quotidianamente, anche queste piccole percentuali possono accumularsi nel corpo nel tempo. Il rischio, in alcuni casi, è quello di risultare positivi al THC durante un test.
A questo si aggiunge un altro fattore: la qualità del prodotto. Se il produttore non effettua controlli frequenti e attenti, il contenuto di THC può superare quanto dichiarato in etichetta. Una leggera deviazione può fare la differenza tra un test negativo e uno positivo.
Soluzioni concrete per chi guida
Chi sa di potersi trovare in situazioni di controllo dovrebbe scegliere un olio di CBD broad spectrum. Questo prodotto, a differenza del full spectrum, non contiene THC. In alternativa, se si fa uso di un olio a spettro completo per motivi terapeutici, è utile avere con sé la documentazione medica che giustifichi l’uso e l’origine del prodotto, inclusi i certificati di laboratorio.
Come verificare se un prodotto è affidabile
La trasparenza è un elemento importante quando ci si affida a un brand. Un buon olio di CBD deve essere accompagnato da certificazioni di analisi aggiornate (COA), redatte da laboratori esterni e indipendenti. Questi documenti mostrano il contenuto esatto di cannabinoidi, compreso il THC. L’etichetta, da sola, non basta. E’ sempre meglio consultare anche i report ufficiali disponibili sul sito del produttore.
Un altro aspetto da considerare è l’origine della canapa. Quella coltivata in modo biologico riduce il rischio di contaminazioni chimiche. Anche il metodo di estrazione utilizzato incide direttamente sulla qualità finale dell’olio. Tra i più sicuri c’è l’estrazione con CO₂, che garantisce una maggiore purezza e stabilità del prodotto nel tempo.
Per conoscere le informazioni più aggiornate, vi rimandiamo al sito di Crystalweed, che abbiamo usato come fonte per creare il contenuto in questione. Visita la pagina dell’olio di CBD di Crystalweed.