Prostata ingrossata: i sintomi che non devi ignorare se hai più di 50 anni

Dopo i 50 anni, molti uomini iniziano a fare i conti con un disturbo tanto diffuso quanto misconosciuto: l’ipertrofia prostatica benigna (IPB), nota anche come adenoma prostatico. Si tratta di un ingrossamento non tumorale della prostata che può causare disturbi fastidiosi, soprattutto a carico della sfera urinaria. Secondo le stime, oltre un terzo degli uomini oltre i 65 anni presenta segni riconducibili a questa condizione.

Prostata ingrossata
Prostata ingrossata

Eppure, nonostante la frequenza, pochi ne parlano apertamente. E molti aspettano troppo a lungo prima di rivolgersi a un medico, tollerando disturbi che possono peggiorare nel tempo e ridurre sensibilmente il benessere quotidiano.

In questo approfondimento vedremo come riconoscere i sintomi dell’ipertrofia prostatica, come si può trattare con farmaci o interventi mirati, e quali rischi comporta se trascurata.

Cos’è l’ipertrofia prostatica e perché compare

La prostata è una ghiandola dell’apparato genitale maschile, posta appena sotto la vescica e attraversata dall’uretra, il canale che permette l’eliminazione dell’urina. Con l’avanzare dell’età, in molti uomini la parte centrale della prostata inizia ad aumentare di volume. Questo ingrossamento, pur essendo benigno e non collegato al cancro, può creare un “effetto tappo” sull’uretra, rendendo difficoltosa la minzione.

Questo processo è parte del naturale invecchiamento della ghiandola e non ha nulla a che vedere con patologie tumorali. Ma proprio perché benigno, spesso viene ignorato. Un errore: le sue conseguenze possono farsi sentire, eccome.

I sintomi principali: quando la prostata dà fastidio

L’ipertrofia prostatica benigna si manifesta in vari modi, quasi sempre legati all’ostruzione dell’uretra. I disturbi urinari sono i più comuni e facilmente riconoscibili. Tra questi:

  • Sensazione di incompleto svuotamento della vescica, anche dopo aver urinato;
  • Stimolo urgente e frequente, sia di giorno che di notte, con frequenti risvegli;
  • Getto urinario debole o a intermittenza, che può trasformarsi in gocciolamento;
  • Perdita di urina tra una minzione e l’altra, in forma di piccole fughe involontarie.

Tutti questi sintomi possono peggiorare nel tempo e compromettere la qualità della vita. Non solo per il disagio fisico, ma anche per l’impatto sociale ed emotivo: viaggi, serate fuori, persino una passeggiata possono diventare complicati.

Quando e perché rivolgersi al medico

Molti uomini tendono a sottovalutare questi disturbi o a considerarli normali con l’età. Al contrario, è fondamentale parlarne con un medico sin dai primi segnali. Intervenire precocemente consente di evitare complicazioni e di affrontare il problema in modo meno invasivo.

La diagnosi è semplice e si basa su una visita urologica, eventualmente accompagnata da esami come l’ecografia prostatica o la misurazione del flusso urinario.

Le prime contromisure: stile di vita e alimentazione

In una fase iniziale, può bastare modificare alcune abitudini quotidiane per ridurre i fastidi. Tra le raccomandazioni principali:

  • Limitare il consumo di bevande alcoliche, tè e caffè;
  • Evitare di bere grandi quantità di liquidi prima di andare a dormire;
  • Seguire un’alimentazione ricca di fibre per prevenire la stitichezza, che può aggravare i sintomi;
  • Mantenere un peso sano e svolgere attività fisica regolare.

Queste misure igienico-dietetiche rappresentano una prima linea di difesa e sono utili in ogni fase del trattamento.

Farmaci: cosa prevede la terapia medica

Quando i disturbi diventano più insistenti, il medico può prescrivere una terapia farmacologica. I medicinali più comuni per l’ipertrofia prostatica benigna sono:

  • Alfabloccanti, che rilassano i muscoli della prostata e dell’uretra, facilitando il passaggio dell’urina;
  • Inibitori della 5-alfa-reduttasi, che agiscono sulla componente ormonale riducendo il volume della ghiandola;
  • In alcuni casi, farmaci come il tadalafil, utilizzato per la disfunzione erettile, si sono rivelati efficaci anche nel migliorare i sintomi urinari se assunti a basse dosi quotidianamente.

Ogni cura deve essere valutata caso per caso. Alcuni farmaci possono influire sulla sfera sessuale, motivo per cui è importante affrontare con serenità e chiarezza anche questo aspetto con il proprio medico.

Quando serve l’intervento chirurgico

Se i sintomi sono gravi o i farmaci non bastano, si può ricorrere alla chirurgia. L’obiettivo è liberare l’uretra dalla compressione prostatica, migliorando così il flusso urinario.

L’intervento più diffuso è la resezione transuretrale della prostata (TURP), eseguito con tecniche endoscopiche. Durante la procedura, il tessuto in eccesso viene rimosso senza tagli esterni.

Tuttavia, questa operazione può avere effetti collaterali. Uno tra i più comuni è la eiaculazione retrograda, ovvero il fatto che lo sperma, anziché uscire all’esterno, finisca nella vescica. Un evento innocuo dal punto di vista medico, ma che può avere un impatto psicologico per alcuni uomini.

Alternative mini-invasive: più delicate, ma meno efficaci

Per chi desidera evitare cambiamenti nella funzione sessuale, esistono trattamenti meno invasivi:

  • Impianti intra-prostatici, per allargare l’uretra;
  • Iniezione di vapore acqueo per ridurre il volume della prostata;
  • Embolizzazione delle arterie prostatiche, che riduce l’afflusso di sangue alla ghiandola.

Queste opzioni hanno il vantaggio di ridurre il rischio di effetti collaterali, ma in genere risultano meno efficaci nel risolvere completamente i disturbi urinari. La scelta va fatta insieme allo specialista, tenendo conto dell’età, delle aspettative e delle priorità del paziente.

Le complicazioni da non sottovalutare

Ignorare i sintomi dell’ipertrofia prostatica può portare a conseguenze serie. Il bisogno continuo di urinare può diventare limitante nella vita sociale e causare disagio e isolamento.

Nei casi più avanzati si possono verificare:

  • Infezioni urinarie ricorrenti, dovute al ristagno delle urine;
  • Danni alla vescica e ai reni, causati da un sovraccarico prolungato;
  • Episodi di ritenzione urinaria acuta, un’emergenza medica che richiede intervento immediato.

Curiosità: lo sapevi che…?

  • L’ipertrofia prostatica non è una malattia moderna: se ne parlava già nei testi medici dell’antica Grecia.
  • Il termine “prostata” deriva dal greco prostates, che significa “colui che sta davanti”, in riferimento alla posizione davanti alla vescica.
  • L’attività sessuale regolare, secondo alcuni studi, potrebbe contribuire a mantenere la salute della prostata.
  • L’ansia e lo stress possono peggiorare i sintomi urinari, accentuando la percezione dello stimolo.

FAQ – Domande frequenti

L’ipertrofia prostatica è un tumore?
No. È un ingrossamento benigno della ghiandola, non legato al cancro.

Si può prevenire?
Non del tutto, ma uno stile di vita sano può ritardarne la comparsa e ridurre i sintomi.

A che età si manifesta?
I primi sintomi possono comparire già intorno ai 50 anni, ma diventano più frequenti dopo i 60.

Serve fare controlli regolari?
Sì, è consigliabile eseguire controlli periodici della prostata dopo i 50 anni.

Il problema si risolve da solo?
No. Può peggiorare nel tempo, quindi va sempre monitorato e, se necessario, trattato.

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