Obesità aumenta il rischio di calcoli renali e pancreatite acuta

Oltre a rappresentare una corsia preferenziale per le malattie cardiovascolari, sovrappeso e obesità sono anche all’origine di disturbi in rapido aumento come calcoli della colecisti e pancreatite acuta, un’infiammazione del pancreas a esordio improvviso, con un dolore addominale alto violento, a volte associato a nausea e vomito, che può andare da forme più lievi risolvibili in pochi giorni a forme gravi dall’esito mortale.

A lanciare l’allarme è la Società italiana di gastroenterologia ed endoscopia digestiva, la SIGE, che a sostegno di questa tesi cita un articolo in pubblicazione su Current Opinion in Gastroenterology.

In particolare – osservano gli specialisti – la pancreatite acuta rappresenta attualmente negli Usa una delle più frequenti cause di ricovero ospedaliero per patologie gastroenterologiche. Sia l’incidenza che la gravità delle forme di pancreatite hanno mostrato una vera e propria escalation negli ultimi 30 anni, e secondo gli esperti uno dei fattori che maggiormente ha contribuito è la pandemia di obesità. In particolare, sarebbe l’obesità viscerale (il grasso addominale) ad avere il maggior impatto come uno dei principali responsabili delle pancreatiti acute. L’obesità aumenta il rischio di pancreatite acuta soprattutto attraverso la formazione di calcoli biliari e l’aumento del livello dei trigliceridi. Paradossalmente anche alcuni rimedi per l’obesità (farmaci e alcuni interventi chirurgici mirati alla perdita di peso) possono aumentarne il rischio.

Secondo lo studio, ai pazienti in obesità e sovrappeso si associa una maggiore incidenza di patologie delle vie biliari (calcoli, fango biliare, micro litiasi) che possono causare pancreatite acuta andando a ostruire i dotti bilio-pancreatici.

Le diete di tipo occidentale, ricche di grassi animali, possono inoltre predisporre alla formazione di calcoli biliari e di colesterolo. Anche elevati livelli di trigliceridi nel sangue si associano sia all’obesità che alla pancreatite.

Per gli esperti il meccanismo attraverso il quale un elevato livello di trigliceridi nel sangue può causare pancreatite sarebbe da cercare nella formazione di microtrombi di grasso all’interno dei vasi, che causano piccoli ‘infarti’ del pancreas.

Diabete e obesità, inoltre – ricordano gli specialisti – sono due pandemie che viaggiano a braccetto: la presenza di diabete nei pazienti obesi aumenta il rischio di pancreatite acuta, contribuendo all’aumento dei trigliceridi e alla formazione di calcoli biliari.

Secondo recenti studi, alcuni dei farmaci di ultima generazione utilizzati per il trattamento del diabete di tipo 2 (analoghi di Glp1 e inibitori di Dpp4) potrebbero aumentare il rischio di pancreatite acuta. Infine, anche gli interventi terapeutici per l’obesità potrebbero essere causa di rischi di pancreatite acuta: sono infatti sempre più numerosi gli studi che evidenziano un pericolo a seguito di interventi chirurgici (chirurgia bariatrica) o interventi minimamente invasivi (palloncino gastrico), sia mediato dalla formazione di calcoli biliari sia da altri meccanismi

Fare attenzione al peso è dunque fondamentale per mantenersi in Salute e scongiurare pericolose patologie.

Gli esperti della Sige, con le ferie ormai agli sgoccioli, raccomandano a tutti di ‘rimettersi in riga‘ e smaltire gli eventuali chili di troppo assunti durante le vacanze con cene, cocktail e aperitivi di troppo:

Per prevenire il rischio di seri problemi di Salute, gastrointestinali ma anche di altri apparati, dovuti all’incremento di peso accumulato durante le vacanze – osserva Antonio Craxì, presidente della Sige – si impone il ritorno a una alimentazione corretta e a un consumo molto moderato di alcoolici. La ripresa di abitudini di vita più corrette favorirà una rapida ripresa di funzioni digestive normali, eliminando quei disturbi che di frequente ci portiamo appresso al ritorno dalla ferie“.

Già all’inizio dell’estate – evidenziano i gastroenterologi – l’allarme obesità era stato ribadito da un articolo pubblicato sul New England Journal of Medicine, che aveva esaminato l’effetto di sovrappeso e obesità in 195 nazioni nell’ultimo quarto di secolo. Il bilancio al 2015 parla di 107,7 milioni di bambini e 603,7 mln di adulti nel mondo (prevalenza del 5 % nei bambini e del 12 % per gli adulti).

L’obesità -afferma Patrizia Burra, gastroenterologa dell’università di Padova – sarebbe responsabile di 40 milioni di decessi (il 7% delle morti totali) e di 120 mln di anni vita ‘gravati’ da disabilità. La prima causa di morte correlata all’obesità sono le patologie cardiovascolari, seguite dal diabete“.

L’obesità comporta un aumentato rischio, oltre che di diabete, di sindrome metabolica e steatosi epatica (fegato grasso). Obesità e diabete di tipo 2 si associano anche a un aumentato rischio di tumori. Tra i fattori che contribuiscono allo sviluppo di neoplasie sono stati chiamati in causa l’iperinsulinemia, l’iperglicemia, la dislipidemia, l’aumentata produzione di adipochine e citochine, oltre che alterazioni del microbiota intestinale“, conclude la gastroenterologa.

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