Anestesia generale, ecco perché perdiamo conoscenza

La scoperta di una coppia di scienziati.

Immagina che il nostro cervello sia il nostro pianeta Terra e la risonanza magnetica funzionale (fMRI) sia un satellite che monitora le strade. Abbiamo constatato che, nello stato conscio, la rete stradale è fluida e flessibile: le autostrade e le strade secondarie presentano una buona circolazione e una buona flessibilità nella gestione delle evoluzioni del flusso della rete. D’altra parte, in caso di anestesia generale, la rete è limitata alle autostrade. Non consente né buona flessibilità né una buona distribuzione del flusso, generando in qualche modo ingorghi. È così che il nostro team ha scoperto una firma cerebrale universale dell’anestesia generale“.

È così che Bashir Jarraya, che ha guidato questo lavoro con Lynn Uhrig, ha spiegato i risultati pubblicati il ​​20 luglio scorso sulla rivista Anesthesiology. Anche l’American Society of Anesthesiologists ha dedicato il suo editoriale a questo studio.

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MEGLIO MONITORARE L’ANESTESIA GENERALE

Il cervello non si spegne sotto anestesia e continua ad avere un’attività significativa“, è stato riportato in una nota stampa. Così, i prodotti farmacologici utilizzati agiscono direttamente sul cervello e sopprimono la coscienza in modo controllato e reversibile.

Tuttavia, il meccanismo di azione dell’anestesia generale è rimasto finora poco conosciuta. Di qui l’interesse della scoperta di questi ricercatori che hanno praticato l’anestesia generale in una scimmia, seguendo un protocollo simile a quello dell’anestesia sugli esseri umani. Gli studiosi hanno poi registrato l’attività cerebrale degli animali con la risonanza magnetica funzionale e l’elettroencefalografia. Per quanto riguarda la dinamica del cervello, è stata studiata utilizzando un algoritmo che ha permesso di estrarre specifici stati cerebrali.

Per gli autori, la scoperta potrebbe avere un impatto significativo sul modo in cui l’anestesia generale viene monitorata nei pazienti che richiedono un intervento chirurgico o in pazienti in coma che ricevono la sedazione in terapia intensiva. Potrebbe anche riguardare lo sviluppo di nuovi prodotti farmacologici più selettivi.

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